[CAP. I.] IL DOVERE SOSTIENE GLI INDIVÌDUI. 5
Quando il dottor Abbot, che fu poi arcivescovo di Canterbury, descrisse il carattere del defunto suo amico Tommaso Sackville,1 non parlò a lungo de' suoi meriti come uomo di Stato, nè del suo ingegno poetico, ma sì di quelle virtù che aveva avuto modo di esercitare nell' adempimento degli ordinari doveri della vita. « Quante cose rare vi erano in lui ! » egli dice. « Chi di lui più amoroso colla moglie? Chi più garbato coi figli? Chi più fedele agli amici? Chi più moderato coi nemici? Chi più stretto osservatore della parola? » Infatti si può sempre intendere e meglio giudicare il vero carattere di un uomo, dal modo con cui si contiene verso quelli che più gli appartengono, e dal suo adempiere alle faccende, che pur sembrano volgari, della vita consueta; anziché dal suo mostrarsi pubblicamente al mondo come autore od oratore o uomo politico.
Nel tempo stesso poi, mentre il dovere s'intromette in particolar modo negli affari della vita comune per la pluralità degli uomini, egli è altresì una forza che sostiene gli individui di più eminente carattere. Costoro quand' anche non abbiano nè oro, nè terre, nè dottrina, nè potere, saran sempre forti di cuore e ricchi di spirito, onesti, veritieri, osservatori di ogni loro obbligo. E chiunque procura di fare il debito suo fedelmente, consegue il fine pel quale fu creato, e viene accogliendo in sè i principii di un carattere vigoroso. D: molti, si può dir con ragione che non possiedono nulla al mondo all' infuori del loro carattere ; eppure di questo essi fanno tanto conto, da non reputarsi minori dei re coronati.
La coltura dell' intelletto non ha relazione necessaria colla purezza o l'eccellenza del carattere. Nel Nuovo Testamento è fatto appello frequentissimo al cuore dell'uomo, ed « allo spirito di cui siamo informati; » mentre sono rare assai le allusioni ali'intelletto. « Una manciatina di buona vita, dice Giorgio Herbert, vale
1 Sacfrrille, lord Buckhurst, lord gran tesoriere sotto Elisabetta e Giacomo I.