[CAP. I.] IL CARATTERE VALE PIÙ DELLA RICCHEZZA. 7
Meno ancora ha la ricchezza necessaria connessione coli' eminenza del carattere ; chè anzi essa è più spesso incentivo a corromperlo e avvilirlo. Dovizie e corruzione, lusso e vizio, hanno fra loro stretta affinità. Le ricchezze in mano di uomini di bassi sentimenti, incapaci di moderarsi, e in balìa a tristi passioni, altro non sono che tentazione e insidia; e possono divenire sorgente d'infiniti guai a chi le possiede, ed anche spesso ad altri.
Al contrario, uno stato di men che mediocre agiatezza può dar luogo anche alla più eminente forma di carattere. Un uomo il quale non possieda che la propria capacità, frugalità, rettitudine, può nulla ostante sedere cospicuo negli ordini della vera umanità. L'ammonimento che il padre di Burns a lui dava, era il migliore : « Egli m'ingiunse di operare virilmente quand' anche » non avessi un quattrino ; imperciocché senza un cuore « onesto e virile mai nessun uomo meritò che di lui si » tenesse conto. »
Uno de' caratteri più puri e nobili che lo scrittore di questo libro mai conobbe, fu quello di un artigiano dimorante in una delle contee settentrionali d'Inghilterra, il quale sapeva educare assai decorosamente la sua famiglia, con una rendita che non eccedeva mai una diecina di scellini la settimana. Sebbene costui non avesse avuto che i rudimenti della più comune educazione, appresi in una delle ordinarie scuole pubbliche, era uomo pieno di saggezza e di buoni pensieri. Nella sua libreria non trovavi che la Bibbia, Flavel e Boston, libri di cui, meno il primo, assai pochi lettori probabilmente hanno sentito parlare. Questo galantuomo avrebbe potuto stare a modello pel ritratto del noto « Uomo errante » di Wordsworth. Compiuto il corso della modesta sua vita di lavoro e di religione, giunse infine al riposo, lasciando di sa una riputazione di saviezza pratica, di schietta bontà e del non mai negato suo concorso ad ogni opera benefica, che uomini assai maggiori e più ricchi avrebbero potuto invidiargli.