[CAP. I.] FIDUCIA NEL CARATTERE. 9
la parte del genere umano che sta contro il vizio ed il disordine, suoi nemici comuni. »
Un giorno Epitteto fu visitato da un pomposo oratore che recavasi a Roma per un processo, e che diceva aver desiderio di apprendere dallo stoico qualche poco della sua filosofia. Epitteto accolse freddamente questo visitatore, perchè non lo credeva sincero. « Voi venite solo per criticare il mio stile, gli disse; e non è vero che realmente desideriate attingere i principii. » rispose l'oratore: «Ma s'io attendessi a tale sorta di cose, mi troverei povero, come siete voi, senza argenti, nè cocchi, nè poderi. » — « Di tutte queste cose io non provo bisogno, soggiunse Epitteto ; oltre che voi siete molto più povero di me. Ch'io sia o no un signore, a me che importa? Ma a voi sì molto importa. Io sono più ricco di voi; io non mi curo di ciò che Cesare pensi di me. Non lusingo nessuno, io ! Questa è la mia dovizia, invece dei vostri ori ed argenti. Voi avete vasellame d'argento, ma ragione, principii, appetiti, tutto d'argilla. A me la mente è un regno che mi procura molte e gratissime occupazioni, in luogo del vostro ozio inquieto. A voi sembra poco tutto il molto che possedete; a me quello che ho sembra moltissimo. Il vostro desiderio è insaziabile, il mio è soddisfatto.1 »
L'ingegno non è punto raro al mondo, e neppure il genio. Ma possiamo fidarci al solo ingegno ? al solo genio ? No, se esso non si fonda sulla lealtà e sulla veracità. Questa qualità, più che ogni altra, attira stima e rispetto, e assicura l'altrui confidenza. La lealtà è la base di ogni personale perfezione. Essa si manifesta nella condotta ; è la rettitudine, la verità in azione, e splende in ogni parola e in ogni atto. Significa che si può confidare nell'uomo che la possiede; ed uno è già uomo ragguardevole nel inondo, quando si sa che è tale da potergli credere — che quando egli asserisce di cono-
1 The Sev. F. w. Farkek's Seeleers after God, pag. 241 (i cercatori di Dio, del Rey. FarrerJ.