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POTENZA DEL CARATTERE.
[CAP. I.]
per dirla colle parole del poeta scozzese: « Morto il Douglas, fu il suo nome che vinse la battaglia.1 »
Vi furono certuni, le maggiori conquiste dei quali ebbero compimento dopo eh' essi erano già morti. Michelet dice: « Cesare non fu mai tanto vivo, e potente e terribile, quanto allora che il suo corpo vecchio, consunto, rugoso, cadavere, giacque coperto di ferite; apparve allora come purificato, redento, —apparve quello eli' era stato, malgrado le sue molte pecche, — l'uomo dell'umanità.2 » Il gran carattere di Guglielmo d'Orange, il Taciturno, non esercitò mai potere maggiore sui suoi paesani, di quando fu assassinato a Delft da un sicario dei Gesuiti. Nel giorno medesimo dell' assassinio, gli Stati d'Olanda risolvettero « di proseguire la buona causa, coll: aiuto di Dio, fino all'estremo, senza risparmio nè di oro, nè di sangue; » e tennero parola.
La medesima considerazione si applica a tutta la storia e ad ogni morale. Il corso della vita d'un grande uomo resta come un durevole monumento dell' umana energia. Muore l'uomo e scompare; ma gli sopravvivono i suoi pensieri e le azioni, e lasciano un segno indelebile sulla sua schiatta. Così lo spirito della sua vita prolungasi ed è perpetuato, dando forma agli altrui pensieri ed alle volontà, e per tal via contribuendo alla formazione del carattere del tempo futuro. Gli uomini che seguono le più alte e migliori vie sono i veri fari dell'umano progresso ; essi splendono come faci sopra le alture, illuminando a 'sè d'intorno tutta l'atmosfera morale, e la luce del loro spirito continua ad espandersi sopra tutte le successive generazioni.
Naturale è il sentimento di ammirazione e di riverenza per gli uomini realmente grandi. Essi santificano la nazione a cui appartengono, ed innalzano non solo
1 History of Scotland (Storia di Scozia), di sir Walter Scott, voi. I, pag. XVI.
2 Storia di Roma, di Michelet, pag. 374.