[CAP. I.] INFLUENZA DI DANTE SULL' ITALIA. 25
mente l'Italia moderna, questi fu Dante. Lungo i molti secoli della decadenza italiana, le ardenti sue parole erano come un fuoco di bivacco e come un faro ad ogni uomo più retto. Egli fu l'araldo della libertà della sua patria — nello sfidare persecuzioni, esilio e morte per amore di lei; egli fu sempre il più nazionale, il più amato, il più letto dei poeti d'Italia. Fin dal tempo della sua morte, ogni italiano che avesse cultura imparava a memoria i migliori passi del suo poema ; e i sentimenti che vi sono espressi, ispirarono la loro vita, e pertanto operarono anche sulla storia della nazione. «GÌ' Italiani, scriveva Byron nel 1821, parlano ora di Dante, scrivono di Dante, pensano e sognano di Dante con tale eccesso che sarebbe ridicolo, se il soggetto non fosse veramente degno della loro ammirazione.1 »
Per simil modo un seguito di uomini variamente dotati, da Alfredo ad Alberto, ha contribuito per diversi secoli colla vita e cogli esempi, a formare il vario carattere dell'Inghilterra. Di questi, probabilmente i più potenti furono gli uomini dei periodi Elisabettiano e Cromvelliano, e degli interposti — fra i quali troviamo i grandi nomi di Shakspeare, Raleigh, Burleigh, Sidney, Bacon, Milton, Herbert, Hampclen. Pym, Eliot, Vane, Cromwell, ed altri molti — alcuni dei quali uomini di gran forza ed altri di grande dignità e purità di carat-
1 Life of Byron, di IIooee, in-S, pag. 484. — Dante fu un riformatore politico e religioso. Fu riformatore tre secoli prima della Riforma, co! chiedere che faceva la separazione del poter temporale dal civile, e col dichiarare che il governo temporale del Papa era una usurpazione. Le seguenti memorabili parole furon scritte cinquecento e sessanta anni fa, da Dante, che pure si disse sempre membro della Chiesa cattolica romana: «Ogni divina legge è fondata nell'un Testamento e nell'altro; ma nè in questo nè in quello io so trovare che al sacerdozio sia stata data la cura delle faccende temporali. Trovo anzi al contrario che gli antichi sacerdoti ne furono esclusi da una legge, e i nuovi da un comando espresso di Cristo a' suoi Discepoli. » De Monarchia. — Altrove Dante, fedele sempre alla Chiesa che desiderava riformare, così anticipava la dottrina fondamentale della Riforma: «Prima della Chiesa vi hanno il vecchio e il nuovo Testamento ; dopo la Chiesa vi sono tradizioni. Ne avviene dunque che j autorità della Chiesa non dipenda dalle tradizioni, ma queste da quella. »