[CAP. 11. J
l' amoke materno.
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dello che sta di continuo innanzi ai loro occhi, e che osservano e imitano senza avvedersene.
Covley, parlando del potere dei primi esempi e delle idee che si formano nella niente infantile, li paragona a lettere intagliate nella scorza di un giovane albero, che crescono e si dilatano col tempo. Le impressioni che in quell' età si ricevono, per quanto possano sembrar leggiere, non si cancellano più; le idee formatesi allora nella mente, sono come semi caduti in un terreno, che vi giacciono e germinano per un certo tempo, finché traduconsi in atti, e pensieri e costume. Così la madre rivive ne' suoi figli. Senza che se ne avvedano, essi con-formansi alle sue maniere, al suo parlare, alla sua condotta, e al suo metodo di vita. Assumono le sue abitudini, e ripetono in sè con evidenza il suo carattere.
L'amor materno è la provvidenza visibile dell'umana schiatta: costante e universale ne è l'azione. Comincia coli' educazione dell' essere umano al primo aprirsi della esistenza, e per la virtù di quella potente azione che ogni buona madre esercita sui figli, si prolunga per tutta la vita. Lanciati nel mondo a partecipare delie sue fatiche, delle ansietà, dei cimenti, i figli fan pur sempre ritorno alla madre per attingerne consolazione almeno, se non consiglio, nei giorni dell'afflizione e delle difficili prove. I puri e buoni pensieri eh' ella ha radicati nella loro mente da fanciulli, crescono eli continuo in buone azioni, anche dopo assai eh' ella non è più ; e quando anche non resti di lei che una memoria, i suoi figli non cessano di benedirla.
Non è dir troppo l'asserire che la prosperità o la miseria, la coltura mentale o l'ignoranza, la civiltà o la barbarie del mondo, in gran parte dipendono dai modo col quale la donna conduce il suo casalingo regno. Emerson dice recisamente e con verità, che « una sufficiente misura dell' incivilimento è il potere delle donne buone. » Si può affermare che nella persona del fanciullo sulle materne ginocchia, ci sta innanzi la