[CAP. II.] LA MIGLIOR NUTRICE DEL CARATTERE. 43
dalle tempeste della vita, un dolce luogo di riposo dopo la fatica, una consolazione nelle sventure, una compiacenza nella prosperità, e una gioia in ogni tempo.
La buona casa è dunque la migliore delle scuole, e non solo nella giovinezza, ma sì anche nella vecchiaia. Quivi, e giovani e vecchi meglio imparano ad essere lieti, sofferenti, temperanti, serviziati, e osservanti del dovere. Isacco Walton parlando della madre di Giorgio Herbert, dice eh' ella governava la famiglia con giudiziosa industria, né rigida nè aspra, « con tale una dolcezza e accondiscendenza al genio sollazzevole de' giovani, che faceva a questi gradito il trattenersi molte ore con lei, il che era il suo più gran diletto. »
La casa è la vera scuola della gentilezza, di cui la donna è sempre il migliore istitutore pratico. « Senza la donna, dice il proverbio provinciale, gli uomini non sarebbero che orsacchiotti mal leccati. » La filantropia irraggia dalla casa, come dal suo centro. « L' amore che si sa portare alla piccola schiera alla quale noi apparteniamo in questo mondo, dice Burke, è il germe dì tutti i pubblici affetti. » I migliori e i più savi degli uomini, non ebber rossore di confessare che trovavano la maggiore loro gioia e felicità nel sedersi « dietro le testoline de' fanciulli, » nella cerchia inviolabile della casa. Una vita pura e devota al dovere quivi menata, è il più efficace preparativo a una vita eli pubbliche faccende e doveri ; e l'uomo che ha caro il suo domestico focolare, saprà non meno teneramente amare e servire la sua patria.
Però, le case, che sono il centro ove si forma il carattere, possono insieme essere le più potenti od anche le più tristi delle scuole. Incalcolabile è il male che fra la fanciullezza e P età matura può fare l'ignoranza nel seno di una famiglia. Fra il primo soffio di vita e l'ultimo, quanto si può moralmente e fisicamente patire per causa di madri o di nutrici inette ! Affida un bambino alle cure di donna spregevole ed ignorante,