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Il carattere

Samuele Smiles (traduzione di P. Rotondi)
G. Barbera Editore Firenze, 1872, pagine 375

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a cura di Federico Adamoli

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   JOHNSON E WASHINGTON.
   [CAP. II.]
   Belvedere, non dipinto il Giudizio universale; e non hanno neppure inventata l'algebra, riè il canocchiale, nè la macchina a vapore ; ma sì hanno fatto cosa più grande assai e migliore di tutto codesto, poiché sulle loro ginocchia furono allevati i più retti e virtuosi, uomini e donne, che sono le più eccellenti opere del mondo. »
   Lo stesso De Maistre parla della propria madre nelle sue lettere e nei suoi libli con immenso amore e riverenza. Il di lei nobile carattere faceva sì, che a lui apparissero venerande tutte le altre donne. Parla di lei, chiamandola « madre sublime » —• « un angelo a cui Dio ha prestato un corpo, ma per breve stagione. » A lei attribuiva le qualità del proprio carattere, e tutta f attrattiva verso il bene ; e quando negli anni suoi provetti fu ambasciatore alla corte di Pietroburgo, ricordava il nobile esempio e i precetti da lei avuti, come regola per dirigere la propria vita.
   Samuele Johnson, malgrado il suo esteriore ruvido e selvatico, aveva nel carattere una leggiadria : la tenerezza con cui sempre parlava di sua madre;1 donna di acuto intelletto, la quale, com' egli confessava, aveva saputo fortemente infondere in lui le prime sue impressioni religiose. Egli non mancò mai, anche nelle maggiori strettezze, di provvedere il più largamente che poteva a' suoi comodi ; ed uno degli ultimi atti dei suo figliale affetto fu di scrivere il Basseìas, affine di pagarle i piccoli debiti e le spese del funerale.
   Giorgio Washington aveva soli undici anni, ed era il maggiore di cinque fratelli, quando perdette il padre e restò colla madre vedova. Era costei una donna rara, ricca di compensi, buona donna d' affari, eccellente massaia, e dotata di gran forza di carattere. Aveva i figliuoli da educare ecl allevare, un'ampia casa da governare, molti possessi a cui attendere ; e tutto ciò seppe fare
   1 Vedi le lettere (del 18, 16, 18, 20 e 23 gennaio 1759) scritte da Johnson alla madre sua, già di novant' anni, e mentre egli ne aveva cinquanta. — Bosioell di Crokek, ottava edizione, pag. 113, 114.