52 LA MADRE D' ARY SCHEFFER. [CAP. II.]
tessi vedermi, gli scriveva 111 una certa occasione, baciare il tuo dipinto, dopo poco riprenderlo e baciarlo di nuovo e con una lagrima negli occhi chiamarti il mio caro figliuolo; comprenderesti allora quanto mi costi il dover talvolta tenere con te il linguaggio severo dell' autorità, e per un momento contristarti.... Lavora diligentemente, e innanzi tutto sii modesto ed umile, e quando a te sembrasse di aver sopravanzati gli altri, paragona allora quello che tu hai fatto colla natura stessa, coli' ideale de' tuoi pensieri, e la notevole differenza che scoprirai ti premunirà contro la superbia e la presunzione. »
Molti anni appresso, Ary Scheffer divenuto padre anch'egli, ricordava con tenerezza gli ammonimenti di sua madre, e li ripeteva ai figli. Così la forza vitale del buon esempio trapassa da una generazione in un' altra, e mantiene sempre giovane e rigoglioso il mondo. Scrivendo Scheffer a sua figlia, la signora Marjolin, nel 1846, gli tornarono alla memoria ì consigli della madre defunta, e diceva : « Fissati bene in mente, figliuola diletta, l'espressione ciò si deve fare: la nonna tua 1' aveva spesso sulle labbra. E invero nulla porta buon frutto nella vita, se non quello che fu da noi conseguito 0 coli' opera delle nostre mani, 0 con l'esercizio dell'abnegazione. Insomma, è duopo di continui sacrifizi se si vuole godere un giorno di qualche prosperità e contentezza. Ora che io non sono più giovane, dichiaro che ben pochi momenti del viver mio mi arrecano tanto piacere a pensarvi, quanto quelli nei quali dovetti fare qualche sacrifizio, 0 privarmi di qualche diletto. Das entsagen (il vietato) aev' essere il motto dell' uomo giudizioso. L'abnegazione è la virtù di cui Gesù Cristo ci ha dato l'esempio.1 »
Lo storico francese Michelet fa il seguente affettuoso ricordo di sua madre, nella prefazione di uno de'suoi
1 Life of Ary Scheffer, della signora Grote, pag. 154.