338 MOGLI AUSILIATR1CI NELLE LETTERE. [CAP. XI.J
cere delizioso eli versare la piena del mio nel tuo cuore; e da ultimo, ma non ultima cagione, il sapere che i cari tuoi occhi leggeranno ciò che ora la mia mano sta scrivendo. V' è forse anche un altro pensiero che a ciò mi muove; ed è che, qualunque cosa avvenga, la moglie del cuor mio deve aver scritto dalla mia penna un attestato della sua tenerezza, del suo merito, della sua eccellenza, di tutto ciò che la fa segnalata come donna e come moglie. » In altra lettera, scritta anche questa alla moglie in una breve assenza, vi è un tratto molto naturale, che rivela anch' esso quanto 1' amasse : « Ho voluto rintracciare il sentiero delle nostre passeggiate nel parco, e sedermi sul nostro usato banco, e mi sentiva più felice e migliore. »
Questa donna poi non solo fu la consolatrice del marito, ma gli prestò molta assistenza anche ne' suoi lavori speciali. Egli faceva tale stima del di lei giudizio, che leggeva, rileggeva e correggeva con lei ogni suo scritto. Molti suoi componimenti furono dapprima a lei dedicati; e per la memoria prontissima ch'ella aveva, assai volte gli giovava col suggerirgli le citazioni e i richiami di cu: abbisognava. Epperciò nel-1' elenco delle mogli più iodate degli uomini di genio, la signora Hood ha diritto ad uno de' primi posti.
Non meno efficace aiuto prestò ai lavori letterari del marito, la moglie di Guglielmo Napier, storico della guerra peninsoìare. Essa lo incoraggiò ad assumere questo lavoro, e senza di lei avrebbe avuto grande difficoltà a compierlo. Essa gli traduceva e compendiava la immensa congerie di documenti originali (molti de'quali stesi in cifra), su cui principalmente quella storia si fonda. Quando fu narrato al duca di Wellington con quale arte e diligenza essa riusciva a decifrare le carte del portafoglio di re Giuseppe, e tutta la gran massa di lettere eh' era stata presa a Vittoria ; il generale esitava a prestarvi fede ; e poi soggiunse : « Io in Ispagna avrei dato venti mila lire sterline a