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Il carattere

Samuele Smiles (traduzione di P. Rotondi)
G. Barbera Editore Firenze, 1872, pagine 375

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   358 CAMOENS E MICHELANGELO. [CAP. xii.]
   Monarchia fu pubblicamente fatto ardere in Bologna, dal legato del Papa.
   Camoens pure scrisse in esilio la maggior parte delle sue poesie. Annoiato della solitudine di Santarem, si fece soldato e andò contro i Mori, nella quale fazione acquistò nome di valoroso. Perdette un occhio in una battaglia navale-, mentre la sua nave investiva un legno nemico. A Goa, nelle Indie orientali, mosso a sdegno dall'inumanità colla quale i suoi connazionali trattavano quegli indigeni, ne fece vive querele all' autorità governativa, il che gli procacciò d'esser bandito dalla colonia, e mandato nella China. Molte altre avventure e disgrazie ebbe Camoens, e una volta non salvò da un naufragio che la vita e il manoscritto del suo poema Os Lusiaàas. Si sarebbe detto che la persecuzione e la sventura non gli volevano dare mai tregua in nessun luogo. A Macao fu gettato in prigione; fuggitone fece vela per Lisbona, e dopo sedici anni di assenza vi giunse povero e senza amici. Il suo poema che fu poco dopo stampato, gli diede molta fama e nessun guadagno. Se non era Antonio, il suo vecchio schiavo indiano, che per lui accattava nelle vie, Camoens sarebbe perito.1 Andò a morire però in uno spedale, di malattia non meno che di stenti. Sulla sua tomba fu scritto: — « Qui giace Luigi de Camoens: fu il più grande poeta del suo tempo ; visse povero e infelice, e tale morì, nel MDLXXIX. » Ma questa iscrizione tanto vera, perchè faceva vergognare fu tolta via,
   1 Un cavaliere, certo Ruy de Camera, andò un giorno da Camoens per farsi fare una versione poetica dei sette salmi penitenziari; e lo trovò giacente sopra un miserabile lettuccio, dal quale alzando la testa il poeta, e additando il fedele suo schiavo, esclamò: « Ahimè! io fui poeta quand'era giovane e felice e avventuroso in amore; ma ora non sono più che un tapino, abbandonato, senza amici. Vedete 11 il mio povero Antonio che mi chiede invano quattro soldi per comperare del carbone; e io non ho da darglieli! » Il cavaliere, dice argutamente Sousa nella sua Vita di Camoens, chiuse il cuore e la borsa, e uscì da quella casupola. Tali erano i grandi del Portogallo! — Iìemarks on the Life and Writings of Camoens (Osservazioni sulla Vita e gli Scritti di Camoens) di Lord Strangford