368 LE AFFLIZIONI SONO UN BENE. [CAP. XII.]
Le disgrazie sono la pietra di. paragone del carattere. Come avviene di alcune erbe che bisogna pestarle acciocché mandino il loro buon odore ; così è di certe nature d' uomini, che non mostrano la bontà di cui sono dotate, se non inesse a cimento dal dolore. Non di rado le traversie della vita fanno apparire virtù e grazie, che altrimenti resterebbero nascoste. Uomini ch'erano tenuti da nulla e inutili, messi in posizione difficile e di grande responsabilità, mostrarono doti di carattere affatto inaspettate; e mentre prima si credevano pieghevoli e solo amanti del proprio utile, fecero vedere di aver forza, e valore, e di sapersi sacrificare.
Come non vi è bene che non si possa convertire in male, così non vi sono afflizioni che non possano diventare contentezze. Tutto dipende dal modo di saperne usare. Una perfetta felicità non è cosa di questo mondo. Se anche fosse possibile, non sarebbe da ultimo vantaggiosa. La più vana dottrina è quella che tratta solo di quiete e eli comodi; ben migliori educatori sono le difficoltà, ed anche le sconfitte. Humpliry Davy disse : « Anche nella vita privata una soverchia prosperità, o nuoce al morale cieli' uomo, e gli fa assumere costumi che lo conducono infine alla sventura ; o è insidiata dall' invidia, dalla calunnia, dalla malevolenza altrui. »
Le disgrazie giovano a meglio disporre F animo e ad invigorire il naturale. Anche il dolore per una misteriosa via è collegato alla gioia ed associato alla tenerezza. Giovanni Bunyan disse che, « se fosse lecito, avrebbe voluto invocare d' avere maggiori affanni, per poter gustare maggior contentezza. » Vedendo una povera donna cF Arabia che altri si meravigliava della pazienza con cui ella sapeva sopportare grandi afflizioni, disse : « Mentre si guarda al volto di Dio, non si sente il peso della sua mano. »
Il dolore senza dubbio ci è assegnato per divina disposizione, al pari della gioia, ed è un educatore molto più efficace. Esso purifica e rende più mite l'indole