[CAP. XII.] LA SCUOLA DEI PATIMENTI.
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umana ; insegna ad aver pazienza e rassegnazione, e suscita così i più profondi come i più alti pensieri.1
a II migliore degli uomini che la terra ha portato, fu un afflitto; uno spirito soave, mansueto, paziente, umile, tranquillo ; il primo vero gentiluomo che sia mai stato.2 »
Il patire può credersi un mezzo destinato a dar norma e svolgere le più alte facoltà dell' umana natura. Ammettendo che la felicità sia il fine dell'uomo, il dolore può essere la indispensabile condizione per mezzo della quale a lei si giunge ; onde san Paolo ebbe a formolare quel nobile paradosso con cui descrive la vita cristiana, siccome « mortificata ma non annientata; dolorosa, ma pur anche piena di gioie; povera, ma tale che fa molti ricchi; senza nulla, e in possesso di tutto. »
Anche la pena non è tutta penosa. Se da un lato ha relazione col soffrire, 1' ha da un altro colla felicità ; imperciocché ella è riparatrice al pari che dolorosa. Se il patire può essere considerato una sventura, è anche una scuola ; senza patimenti la miglior parte della, natura di non pochi uomini giacerebbe in un sonno profondo. Si può quasi dire veramente che le pene fisiche e morali furono indispensabile condizione per il buon successo di certuni, e mezzi necessari a raggiungere la più alta manifestazione del loro genio. Shelley ha detto, parlando dei poeti : « Molti sventurati furono fatti poeti dall'ingiustizia patita; impararono, soffrendo, quanto insegnano cantando, «
1 Helps dice: «Che cosa è che suscita nell'umana mente i pensieri più grandi e profondi ? Non è la dottrina ; non il maneggio degli affari ; e neppure l'impulso degli affetti. È il patire ; e perciò probabilmente al mondo si patisce tanto. L* angelo che discese a turbare le acque e a renderle salutari, non recava forse un dono maggiore dell'altro che benevolmente infliggeva agl'infermi i mali di cui erano tormentati. s — Brema.
2 Questi versi furono scritti da Deckar, con ardita non meno che religiosa ispirazione. Hazlitt ha detto eh' essi a devono eternare la sua memoria a chiunque abbia senso di religione, di filosofia, o di umanità, o sappia che cosa sia il vero genio. >
SiULES. -- Il Carattere. 2i