[CAP. XII.] RASSEGNAZIONE ALLE AFFLIZIONI. 371
casione eli far preghiere, nelle quali i miei amici non sono dimenticati. »
Schiller scrisse le sue principali tragedie, mentr'era tormentato da mali gravissimi. Handel non fu mai tanto grande, come quando, fatto accorto dalla paralisi che la morte gli si avvicinava, per sentir meno la profonda sua tristezza e i patimenti del corpo, si elette a comporre quelle magnifiche opere in musica, che lo fecero immortale. Mozart scrisse le maggiori sue opere, e infine il Requiem, mentr' era angustiato da debiti e oppresso da infermità. Beethoven produsse le più celebrate sue composizioni immerso in profonda tristezza per esser divenuto quasi completamente sorcio. Il povero Schubert, dopo una breve, benché luminosa vita, non durata che trentadue anni, morì non possedendo altro che i suoi manoscritti, gli abiti che aveva portati, e sessantatre fiorini.
Alcuni de'più eleganti scritti di Lamb furono da lui stesi in uno stato di profonda afflizione ; e l'apparente gaiezza di Hood bene spesso usciva da un cuore addolorato; come ebbe a dire egli stesso: « Ogni corda che suona lieta, ha la sua corrispondente nella tristezza. »
Fra gli scienziati abbiamo il nobile esempio di Wol-laston, che anche negli estremi periodi della mortale sua malattia, occupava le numerate ore a registrare, dettando, le varie scoperte e innovazioni da lui fatte, in guisa che tutte le cognizioni eli' egli aveva acquistato andassero a benefizio de' suoi simili, e non fossero perdute.
L'afflizione spesse volte non è altro che una buona ventura sotto finto aspetto. « Non temere le tenebre (dice il savio Persiano), che forse hanno in seno la fontana delle acque della vita. » Non di raro l'esperienza è amara, però sempre salutifera; ed alla sua scuola s'impara a patire e ad esser forti. Il carattere non può acquistare le sue maggiori qualità che in mezzo