[CAP. XII.] VERA SAGGEZZA. 373
pura e vera contentezza.1 Dopo tali esempi, non è lecito dire che il credere di giungere alla vera felicità è un' illusione ?
Una vita tutta splendore senz' alcun' ombra, tutta felicità senza dolore, tutta piacere senza pena, non sarebbe veramente vita, o per lo meno non sarebbe vita umana. Anche la sorte dei più felici è sempre una matassa alquanto arruffata ; si compone di dolori e di gioie, e queste sembrano più dolci pel confronto di quelli ; cordogli e contentezze ci rendono alternativamente afflitti e felici La stessa morte giova a farci più cara la vita ; ella ci vincola più strettamente gli uni agli altri, mentre siamo quaggiù. Il dottor Tommaso Browne volle dimostrare che la morte è una condizione necessaria all' umana felicità ; e sostiene il suo ragionamento con molta efficacia ed eloquenza. Ma quando la morte entra in una casa non si può ragionare da filosofi ; non si sente che la ferita che ci è fatta. Gli occhi velati dalle lagrime non vedono più nulla ; sebbene dopo qualche tempo giungano a distinguer più chiaro e vivamente di quelli che non hanno mai conosciuto che cosa sia dolore.
Chi è saggio impara a poco a poco a non aspettarsi troppo dalla vita. Mentre s'affatica, usando di ogni onesto mezzo, per migliorare il suo stato, sta però preparato a incontrare la sventura. Tiene aperto il cuore alla gioia, ma pronto a sottomettersi con pazienza al dolore. Piangere e lamentarsi della vita non giova a nulla ; giova soltanto l'operare incessantemente e con animo sereno, non dipartendosi mai dal retto sentiero.
L' uomo giudizioso inoltre non s' aspetterà troppo neppur da quelli che gli stanno intorno. Chi vuol vivere in pace cogli altri, deve saper tollerare e compatire. Anche i migliori hanno talvolta difetti di carattere che è mestieri non contrariare ma sopportare, ed anche
1 Decline and Fall of the Boman Empire, di Gibbon, voi. X, pag. 40.