374 IL mistero DELLA VITA. [CAP. XII.]
forse compiangere. Olii è perfetto ? Chi non soffre qualche spina piantata nelle carni ? Chi può dire di non aver bisogno di tolleranza, di compatimento e di perdono ? Il motto che la infelice regina Carolina Matilde di Danimarca scrisse sui vetri della cappella della sua prigione, do vrebb'essere la preghiera di tutti: «Fa'ch'io mi serbi innocente, e che tutti gli altri siano grandi. »
Oltre di che, l'indole di ogni essere umano dipende assai dalla sua naturale costituzione, e dal modo con cui passò i primi anni : vi ha parte non piccola l'armonia o la discordia della famiglia nella quale fu allevato; le qualità caratteristiche ereditate, e gli esempi buoni o malvagi che ebbe davanti gli occhi. Ciò considerando, si dovrebbe apprendere ad aver carità e compatimento per tutti i nostri simili.
La vita poi sarà sempre in gran parte quale noi ce la facciamo. Ognuno si crea il suo piccolo mondo. Chi è di buon umore se lo fa piacevole, chi malinconico non sa farselo che infelice. Il detto che « Il mio animo è il mio regno » si applica tanto al contadino come al monarca. L'uno può essere in cuor suo un re, l'altro uno schiavo. La vita è sopratutto un riflesso di ciò che noi realmente siamo. È l'animo nostro che dà il vero carattere ad ogni situazione in cui possiamo trovarci, e ad ogni fortuna, alta od umile che sia. Per 1' uomo che è buono, il mondo è buono ; pel cattivo è cattivo. Se il concetto che ci formiamo della vita è elevato, se la consideriamo come un campo di utili sforzi, di nobili opere e nobili pensieri, ove si è tenuti a faticare pel bene altrui non meno che pel proprio, essa sarà gioconda, fidente e beata. Ma se al contrario questa vita noi la consideriamo soltanto come un' occasione di procurarci guadagni e godimenti e di soddisfare ambizioni, allora non potrà essere che penosa, piena di perplessità e disinganni.
Vi ha molto nella vita che a noi quaggiù è incomprensibile Eli' è veramente piena di mistero, piena di