14 IL DUELLO NELLA STORIA
la tregua di Dio, che era uno spazio di quaranta giorni dall'ingiuria durante i quali ogni via di fatto era vietato al nobile offeso.
Filippo il Bello secondò l'opera intrapresa da San Luigi, con i suoi editti di Novembre 1296 edel j 3o3. Ma ciò che più contribuì alla completa abolizione del giudizio di Dio fu la costituzione dei Comuni.
Con essi risorse la civiltà europea, giacché restaurarono la libertà civile e politica abbattuta dall'antico Impero Romano, conculcata durante le invasioni barbariche e nell' epoca feudale. Svincolando da • ogni pastoja 1' umana operosità e invocando la cooperazione di tutti per il bene pubblico i Comuni elevarono gli spiriti ad alti pensieri e temperando i caratteri costrinsero le intelligenze a volgersi tutte a vantaggio pubblico : sicché il diritto e la ragione riprendendo finalmente il sopravvento sul pregiudizio nelle menti degli uomini, ispirò loro il vero sentimento della libertà civile e personale, e quindi la necessità d'istituire tribunali propri, piuttosto che ricorrere ai giudici del Re e dei Baroni, presso i quali era ancora in vigore il combattimento giuridico.
Frattanto il Parlamento di Parigi, riservandosi come privilegio il diritto esclusivo di autorizzare il combattimento giudiziario, ne ridusse grandemente il numero. Difatti troviamo che solo nel i386 il Parlamento concesse a Carouge di vendicare con le armi l'onore della sua donna, e quindi il suo, oltraggiato nell'oscurità da Legris che rimase morto nel duello.
Giovanni II, dal canto suo, pose ogni studio per impedire le guerre private. La potenza dei Baroni non potendo più reggere contro quella ormai crescente del Re, il combattimento giuridico andò man mano diradando e trasformandosi, fino a che sul finire del XIV secolo lo vediamo comparire sotto una forma novella; vale a dire del duello libero, che partecipa dei caratteri della guerra privata e del combattimento giudiziario.
Non ultima, certamente, delle ragioni per le quali il combattimento autorizzato andò scomparendo, fu l'abitudine invalsa di chiedere al Re l'autorizzazione di battersi in campo chiuso.
Quando l'assenso regio veniva concesso, la sfida si faceva in nome del Re da un araldo d'armi.