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Il duello nella storia della giurisprudenza e nella pratica italiana

Iacopo Gelli
Loescher & Seeber Firenze, 1886, pagine 192

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   •3o
   QUESTIONI DEL DUELLO
   diante una ritrattazione dell' ingiuria fatta o mediante uno scontro con le armi.
   I testimoni intanto non daranno seguito a vertenze derivanti da causa di poco momento e faranno il loro possibile per comporre amichevolmente le vertenze nelle quali sono escluse le vie di fatto.
   Nè ciò può riescire discaro al gentiluomo. Questi, subentrata la riflessione all'impeto dell'ira, non deve arrossire, se consigliato dai suoi rappresentanti, di riconoscere i propri torti, e deve essere persuaso che è atto più degno di un gentiluomo quello di presentare dignitosamente le proprie scuse a chi fu da lui non a ragione offeso, che condurre l'ingiuriato sul terreno.
   La reputazione del gentiluomo non subirà, per questo, ribasso di sorta nell' opinione del pubblico intelligente e gentile, ma crescerà invece di considerazione tra le persone oneste, generose e civili.
   Ci vuole più coraggio, più abnegazione di amor proprio e fermezza di carattere a riconoscere i torti propri che ad affrontare una lama o una palla di pistola. E noi crediamo che questo tratto di sublime abnegazione è il contrassegno del vero gentiluomo il quale non scende sul terreno senza essere fermamente convinto della lealtà e giustizia della sua causa.
   Paulo Fambri, nel suo splendido discorso pronunciato al banchetto che il Club di Scherma Torinese offrì alla Giurìa e ai ti-»
   ratori della gara di scherma (i), disse queste sublimi parole, che sono la manifestazione del cuore sommamente generoso e dell'anima gentile di uno dei più splendidi nostri ingegni :
   « Chi è che può con autorità interporre parola di pace e trovare « riverente e proficuo ascolto? il valoroso: nessun altro che il valo-« roso. Quand' Egli dice ad uno :
   « — Tu hai torto, fa a mio modo : riparalo — la collera, nove o volte su dieci fa posto alla ragione perchè il consigliato non può « a meno di dire fra sè :
   (i) All'Esposizione Nazionale di Torino del 1884.