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di ogni abbiezione ed amarezza: finché sorse l'anno 1848, aurora di tante speranze. Mercè il patriottismo, di Daniele Manin» di Niccolò Tommaseo e molti altri, Venezia vide andarsene gl'imperiali, e inalberò il vessillo tricolore. Debole come repubblica, si diede a re Carlo Alberto; ma l'armistizio Salasco troncò l'unione di Venezia al Piemonte, sicché la derelitta promulgossi indipendente. L'Austria pertanto l'assediò, il morbo-còllera e la fame la smembrarono, talché alla-fine dovette rendersi, e il burbanzoso vincitore ne fece strazio! Dopo dieci anni d'inferno (1849-1859) sperava risorgere. Le battaglie di Magenta, di Solferino e di S. Martino ne addoppiavano la speranza ; ma i preliminari di Villafranca distrussero ogn'illusione. Oggi alla fine si vedrà libera, oggi sarà italiana di nome e di fatto: ed abbracciando le sue sorelle del bel paese, potrà ristorare i patiti mali, rimarginare le profonde ferite, e benedire all'Italia senza paura del bastone, della carcere, o del capestro.
IV.
VEHOIA
La maestosa e forte città dell'Adige; la culla degli Scaligeri; la terra ospitale che accolse ed onorò l'Alighieri, la cui discendenza vi dura tuttora benamata e rispettata; la patria di Catullo, di VU truvio, di Paolo Caliari pittore, dell'archeologo e poeta Scipione Maffei, del Fracastoro, del benemerito Spolverini, d'Antonio Cèsari, di Girolamo Pompei, dei due Pindemonte, d'Alessandro Torri filologo, e d'altri illustri scienziati, artisti e letterati, merita bene che se ne dica parola toccando la storia delle città della Venezia.
Siede Verona sull'Adige, che uscendo dal Lago di Resel e scorrendo per Val di Nosta, passa da