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patire vendette ; ed il suo Monte di Pietà fu sac-^ cheggiato per cinquanta milioni! Dal Trattato di . y* Campoformio al 1805, Verona sofferse tutti i mali della servitù. Fu poscia aggregata al Regno d'I-ar* talia; indi ritornò all'Austria, cadendo il primo ' M Napoleone. Nel 1848 mostrò d'aspirare a libertà; ^ del 59 ebbe tronche le speranze per l'infausta pace di Villafranca : ed oggi (se protettori ed a-mici non la straziano di nuovo) sorgerà libera ^ matrona entro la munita cerchia delle sue mura ito e de'suoi baluardi: e tutta Italia udrà l'assordante Ila grido d'esultanza di 59 mila cittadini, che avranno
scosso finalmente il pesante giogo dell'Austria.
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i; Se vi ha Provincia della Venezia, che debba
li invocare oggidì la propria redenzione, quella sarà
r senza dubbio di Udine o del Friùli, già unita di
nome al Regno italico , e ancor malmenata di fatto per le scorribande delle masnade dell'Austria, > che non rispettando nè tregue nè patti, mettono
i paesi a contribuzione, spogliano botteghe, saccheggiano stalle e fondachi, commettono violenze d' ogni maniera, fanno ostaggi a lor talento , e vanno orgogliose delle più nefande brutalità. Tal è la sorte toccata ne' passati giorni ( e che dura ancora) ad Ipplis, Gagliano, Spessa, Firmano, Moggio e Cividale. Oh! come tristi codesti paesi, che Giorgio Gradenigo, il quale vi fa Podestà per la Repubblica di San Marco verso il 1570, chiamò ricetto dilettevole e amato di Bacco, di Flora e di Pomona, per essere i còlli pieni di vigne e d'arboscelli fruttiferi; e la vallèa del Natisone ricca di erbe e di fiori. Dall' alto di que' còlli *2
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