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barossa, e partecipò alle sventure ed alle glorie delle città consorelle. E rinnovatasi la lega contro al secondo Federigo, Padova si mostrò italiana veracemente.
Intanto i guelfi di Lombardia avendo trionfato de'ghibellini, si unirono in armi contra Ezzelino da Romano, antesignano dell'Impero;, il quale raccozzò ghibellini fuggiaschi da diverse città in tumulto, mosse con poderosa oste contro Brescia, e la prese ; indi, varcato l'Oglio a Palaz-zolo, drizzava a Milano: ma battuto dai guelfi, morì a Soncino per ferite riportate in campo. E così l'impero perdette nel suo vicario (1259) un valido puntello. Padova dunque concorse ad umi- , liare la parte ghibellina, ma non seppe governarsi a popolo: e ben presto restò in balìa dei Carraresi, che furono cattivi bigatti, e che rosero città e popolo con assidue ribalderie.
Iacopo I. Carrara, soprannomato G:acomo Grande, combattuti gli ultimi ghibellini, fecesi capo-popolo in Padova, mandò a morte gli antichi magistrati, si usurpò la signorìa della patria nel 1318, ma fu costretto a mantenersela colle armi. Morto costui (1324) gli succedette Marsilio suo nipote, cui uno zio di nome Niccolò cacciò di seggio. Ubertino, che gli succedette nel 1338 venne in odio ai Padovani per le sue enormezze, e uscì di vita, dopo sette anni d'abbominata signorìa. Marsilietto Pappafava, lontano parente d'Ubertino. arraffò le redini del governo, ma fu soppiantato da Iacopo IL, che lo uccise nel 1345, e ne tenne occulta per alcun tempo la morte. Così l'assassino dominò: ma la cosa passò di ribaldo in ribaldo, perocché un bastardo della famiglia, nel 1350 lo spense di ferro. Giacomino , fratello , e Francesco I. figliuolo di Giacomo II. governarono insieme un cinque anni, a capo de'quali il nipote tese un laccio allo zio, e nel 1355 lo fece chiudere in .una rócca, dove penò a lungo e morì. Ma
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