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di Federico II.: indi fu pi^eda del feroce Ezzelino da Romano, il ^uale ne fece crudel governo. Costui, servendo agl'imperatori colla durezza dello sgherro (come purtroppo s'è veduto anche ai di nostri nella povera Venezia) fu in tanta esecrazione' e vivo e morto, che Dante lo cacciò all'inferno, tuffato nella riviera di sangue bollente, dove punì que'tiranni
che dier nel sangue e nelVaver di piglio.
Morto Ezzelino, ricuperò Vicenza la sua libertà; ma la ragione del più forte 1' obbligò a ricevere i suoi Rettori della Repubblica di Padova, che ve li tenne dal 1260 al 1310. E poiché ir^ que'tempi non vi fu città d'Italia che non avesse le &ue interne discordie; sicché, come disse il Poeta,
l'un Valtro si rode Di quei che un muro ed una fòssa serra;
così, purtroppo anche Vicenza patì le sue guerre interne, il suo indebolimento, le sue crisi politiche: talché del 1311 gli Scaligeri veronesi intervennero, e l'ebbero in lor dominio: poi l'ebbe que,l Conte di virtù, che meglio della virtù conobbe il vizio e la mala fede, il quale nel 1386 là fece sua. Finalmente, morto il Visconti, e sentendosi Vicenza fiacca del senno è delle membra, cercò fuori quella forza che non aveva dentro, e nel 1304 si diede spontanea alla Repubblica di Venezia.
Al tempo della Lega di Cambrai fu malmenata Vicenza or da' francesi, or da'tedeschi : dopo la qual guerra rimase ai veneziani sino al 1796. E in questo tempo, contendendo in armi il Bona-parte e l'Alvinzi, la terraferma cominciò ad alienarsi dalla moribonda repubblica : e Vicenza seguì l'esempio delle altre città! La sua autonomia però
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