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ra — dacché l'avevo già servila quando . ero zitella — che lia tanto genio, e che tu ti rimanga con essa sino al termine della tua vita, se tant' è che la voglia in casa sufi una gnglioffaccia quale tu sei, che sì lascia battere da quel bighellone di cocchiera, che non sa distinguer nemmeno il fieno dalla paglia. Oh I signore, quando sento la padrona snocciolare con una facilità maravigìiosa, cose ch'io non capisco, vo tronfia e impettita più che se fossi la moglie del cocchiere del gran duca !
Da ciò argomentai, come avevo del resto avvisato fin da principio, che non avrei avuto manco di trattenimenti e conversari in quella casa. Ma io non approfittai che mediocremente di questo vantaggio e persino il genio della signora Eugenia non interrompeva se non raramente i solenni colloquii, ch'io avevo spesso col genio dell'antica illustre città di Firenze. Molte per- • sone traevano a visitarla, e or l'uno or l'altro pareva volessero stringer con me dimestichezza, strappandomi alla mia solitudine pensosa. Ma io 11011 volta che l'odierna frivolezza sociale mi turbasse la felicità di