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scano e mi fè ressa d'ir colà ad assestare le nostre partite. Io assentii, dacché gli era tempo oramai che uno di noi assennati mostrasse a quei capi avventati che la nostra ritenutezza non era mica effetto di mancanza di coraggio, sì soltanto dell'impotenza delle mene segrete contro, una forza sommamente superiore. Ma quandi) ier l'altro fui a chiedere un passaporto, mi fu negato, senza che si degnassero dirmi il perchè, adducendo che tale era l'ordine delle autorità superiori. Io mi chiarii chc essi miravano o a trarmi addosso l'ignominia di ricusare un duello o a spingermi a varcare, sotto qualche travestimento, i confini, nel qual ultimo caso avrei sicuramente inciampato nei birri appostati. Allora eglino avrebbero avuto un pretesto di farmi un processo in regola e di menarlo per le lunghe Becondo il loro vezzo.
—Miserabili!... infami! — gridò Fenice, stringendo le pugna.
— Per il che non rimaneva altra uscita che pormi nelle mani dei contrabbandieri in Porretta. Noi giungeremo domani, secondo mi dicono, di buon'ora a Pistoia.-1' I :