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manente perduta al tutto la stima di Stella se fossimo rimasti a casa, come suggerì a prima giunta Franz a cagione del gran caldo.
Per il che uscimmo che già annottava, e la folla c'inghiottì tosto nella sua corrente, trascinandoci all'Arno. Erano circa le otto, ei lumini, ond'era sparso il Duomo, cominciavano a brillare atutti gli angoli e lungo tutte le estremità. Di contro ad esso il Battistero e le porte magnifiche di Ghi-berti stavan nell'ombra Le vie, le finestre, i fondachi erano anch'essi illuminati, e la gente cianciava, rideva, gesticolava, esultava in quella luce come fosse il merigge.
I marmorei abitatori della Loggia de' Lanzi guardavan la folla screziata con lo sguardo dell'uccello notturno spaventato dal chiarore improvviso d'una fiaccola. Giammai il Perseo erami paruto cosi malinconico, la Giuditta così feroce , la Sabina rapita dal romano così desolata. Ai piedi dell'ultima sorgeva un palco per una tombola, circondato da contadini. Poco discosto la banda suonava allegre melodie, fra un grande buzzichìo di mille voci e le