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recitò poco stante un bel monologo di Giulietta, prima di bere il fatai soporifico. Noi porgemmo avido ascolto ai versi armoniosi, nel mentre la chitarra allontanandosi spandeva nei silenzi notturni i suoi gemiti soavissimi.
— Bei versi I... stupendi!... —esclamò Carlo a mezza voc?, finito eh' ebbe la signora di recitarli.
— Li ho composti nella mia gioventù I — rispos' ella arrossando.
Appresso, dopo esser rimasti ancor qualche tempo taciturni e pensosi, la signora Eugenia s' alzò per far ritorno a cosa.
— È la prima volta da ben dieci anni — diss' ella — eh' io mi sono indugiata cosi tardi fuori di casa la no'tte. Stella crederà che ci sia incolta qualche disgrazia...
— Venite! torniamo lentamente a casa I — disse Carlo. — Datemi il vostro braccio e narratemi, cammin facendo, qualcosa di quel tempo che chiamate la vostra giovinezza, quantunque doveste sapere che i poeti sono sempre giovani!
— Proteggetemi da quest'astutaccio, signori ! Egli ha una maniera cosi melata