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— Io considero quale una parte del mio castigo — diss'ella poi — dovervi rivelare anche questo. Noi andammo oggi a buon'ora, secondo il solito, all' accademia. Il piglio altiero e i rozzi portamenti di alcuni allievi avevano già indispettito da lungo mio fratello Leonardo. Generalmente però il professore è presente finché dura la scuola, e noi scegliemmo il nostro posto accanto ai più educati e gentili dei nostri condiscepoli. Oggi, dopo compiuta la sua ispezione di banco in banco, il professore si allontanò lasciandoci soli a lavorare, e i più male educati degli allievi, approfittando della sua assenza, presero a dire ogni sorta sconciezze, cui mi studiavo non porgere ascolto. Maio vedevo però che il sangue saliva ribollente a)le tempia di mio fratello, e gli parlai sottovoce all'orecchio, tentando ammansar l'ira sua in procinto di scoppiare. Invano. Egli stritolava, un dopo l'altro, con le dita tremanti, i bastoncini della matita, e i suoi occhi schizzavano fiamme. Finalmente uno degli allievi prese a narrare una storiella che non era destinata per certo alle orecchie d'una fanciulla. — Io me ne andrò a casa —