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Parte Prima — Alta Italia
fertile, specialmente per cereali, ed irrigato dall'Elvo e dai canali d'Ivrea e Depretis, derivati dalla Dora Baltea, nonché dalla roggia Cavalloni.
Santhià (5799 ab.). — Giace in una fertile pianura, irrigata e coltivata in parte a risme, a 30 chilometri, per ferrovia, da Biella, a 19 da Vercelli e a 31 da Chi-vasso. Dalla sua stazione, sulla linea Torino-Milano, diramasi il tronco ferroviario che mette capo a Biella, aperto al pubblico servizio nel 185G, costruito ed esercitato per conto di una Società anonima con un capitale versato di 4,500,000 lire, residente a Torino.
Entrando nell'abitato di Santliià si oltrepassa il naviglio d'Ivrea e si lascia a sinistra la stazione del Tramway per Ivrea. Edilizi notevoli da visitarsi sono la Casa turrita e la chiesa parrocchiale di S. Agata.
La Casa turrita, così detta perchè munita di vetusta torre, s'innalza verso il fomlo del paese, e presenta qualche traccia di antichità. Fu già sede della Corte ducale di Savoia in tempo di guerra.
La chiesa di S. Agata sorge quasi nel centro dell'abitato sul sito già occupalo da un'antica chiesa che vuoisi fosse fatta edificare dalla regina Teodolinda sulle rovine d'un tempio di Esculapio. Infatti, nei sotterranei vedesi conservato uno scu-rolo (già dedicato a S. Stefano) che attesta un' origine assai antica. Altre vestigia di antichità scorgonsi presso la porta di fianco a mezzodì e nel campanile.
Il nuovo tempio, di forma basilicale e di ordine corinzio, venne eretto nel 1836 sui disegni del Talucchì, valente architetto. La facciata è adorna di maestoso pronao che porta, dipinti a fresco dall'Hartmann, parecchi fatti della storia romana e longobarda di argomento religioso. L'iscrizione sopra la porta riassume la storia della chiesa. L'interno è diviso in tre navate da due grandiosi colonnati. I dipinti sui volli e sulle pareti sono del Morgari Paolo. La statua di S. Agata, in marmo, posta dietro l'altare maggiore, è opera commendevole del Gianni, allievo del Vela. In una cappella della navata, a sinistra di chi entra, venne posta, debitamente ristaurata dal Morgari Bodolfo, un'ancona a dieci scompartì, un vero tesoro artistico che onora il Piemonte, poiché le ligure ivi dipinte vennero giudicate in parte del Giovenone e in parte ilei Lanino; il tutto è fregiato da graziosa cornice nel puro stile del cinquecento. È pur degna di visita la sacrestia. Dietro la chiesa vedesi buon tratto delle antiche mura di cinta del borgo. Sono robuste, merlate, e portano ancora dipinti, fregi e stemmi.
Il Palazzo comunale, sulla piazza della parrocchia, l'istaurato ed ingrandito da non molto, ha bella facciata di ordine dorico. Quasi di prospetto alla chiesa è additata da una lapide la casa ove nacque, nel 1757, Jacopo Durandi, poeta drammatico ed erudito illustratore di memorie patrie antiche.
Istituzioni importanti di Santhià sono: l'Ospedale detto del Salvatore (3G letti), il Teatro, le Scuole e l'Asilo radunati in un magnifico locale rimodernato. Lasciti Benedetto e Bonafè e Congregazione di carità.
Riso, frumento, grano turco, segale, avena, civaie, legname e pesca di tinche nell'Elvo. Fabbriche d'acque gassose, di paste alimentari, conceria, mollili, parecchi alberghi ed alcuni caffè.
Cenni storici. — È di molto antica fondazione. I Romani chiamarono questo borgo Ficus vice longm, vi alzarono un tempio ad Esculapio, vi stabilirono una mansione e vi fecero passare la strada militare da Vercelli ad Ivrea. Le mansioni erano un aggregato di pubblici edilìzi, destinati ad accogliervi gli imperatori e i magistrati.
Carlo Magno ricevette, nell' anno 801, in Santhià vari ambasciatori Prima del secolo Xll Santhià formava un territorio diviso da quello di Vercelli e reggeva si a repubblica. Nel 1241 gli abitanti furono iscritti alla cittadinanza vercellese, nienlre