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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Cuneo
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1891, pagine 516

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   APPENDICE i.
   m\ CHE SERVI III DEPOSITO ALLE OSSA DEL CARDINALE (ÌUALA-MIIIERI
   ItlCOKDO STOP, ICO I)KL XIII SECOLO Estratto dall'ARTE IN ITALIA, Marzo 18'/0.
   Ponilo elleno riandarsi le vicende storiche del secolo Xlll senza incontrarvi il Cardinale Guala-Kìcheri fra li più insigni personaggi che P illustrarono ? Chiamati a far parola su di un semplice oggetto, che gli appartenne, non possiamo a meno di premettere un cenno su così distinta gloria nazionale della città di Vercelli.
   Sorto egli da chiaro stipite, che figurò nelle Crociate in Palestina, e nel proprio paese nelle cariche imperiali, e municipali, non sì tosto fu cognito a Roma che la Santa Sede chiamandolo ad importantissime missioni fece brillare l'eminente talento del nostro Porporato.
   La prima fu nel trattare in Firenze la pace fra la repubblica Fiorentina e la Sanese, che riuscì a conchiudere nell'almo 1208.
   Di ben più arduo disimpegno fu la seconda missione, che nell'anno stesso destinavate in Francia. Aveva quella un duplice scopo. Col pretesto di imporre riforme al clero gallicano, le quali eransi rese doppiamente necessarie perchè desse servivano di forte appoggio a quelle proposte dagli Albigesi, altra vertenza più astrusa era a risolvere, quella cioè del divorzio intentato dal regnante Filippo alla propria legittima moglie lldeburga di Danimarca, tenuta frattanto in dura carcere. Tanta si l'n l'accortezza del nostro Prelato nelle riforme del clero, e cotanto si rese in quell'occasione accetto al Sovrano, che questi di suo moia proprio scrisse al pontefice Innocenzo, onde al Cardinale venisse deferita la causa dell'intentato divorzio. Possiamo indovinarne qual sia stato il riscontro. Riuscito infatti il Cardinale ad insinuarsi sempre più nell'animo del Sovrano, ottenne tosto la scarcerazione dell'oppressa regina e riusci più tardi colla sua longanimità a cambiare pur anche 1 inasprimento degli animi, e finalmente a far trionfare la virtuosa lldeburga che per opera del nostro Cardinale fu restituita agli onori del trono, ed all'amor del consorte.
   Nel 1225 una nuova Commissione pontificia lo destinava a conservare il trono al giovane principe Arrigo d'Inghilterra, a lui illegittimamente conteso da potenti vassalli, dopo la morte del Re Giovanili, alla di cui successione volevasi chiamare Ludovico principe ereditario di Francia. Anche in questa spinosissima questione rifulse l'avvedutezza del Cardinale, mercè del quale ritardata la cooperazione per parte della Francia, e riamicati gli animi de' sudditi, egli stesso di propria mano al cospetto degli ottimati plaudenti incoronava nel 1216 il giovine principe re d'Inghilterra col nome di Arrigo 111.
   Una quarta missione del pontefice spediva il nostro Cardinale in compagnia del Cardinale Pelagio presso l'imperatore Federico lì, onde indurlo a pigliar parte alla Crociata contro s Saraceni, siccome egli aveva più volte promesso al pontefice Onorio III; ma questa missione, malgrado i loro sforzi, non fu colmata da felice successo.
   Reduce il Cardinale dall'Inghilterra eresse in Vercelli sua pallia nel 1223 quell'Abbazia e maestosa chiesa di S. Andrea che tuttora si ammira, monumento unico in tutta Italia pel suo particolare stile detto di transizione dal romanico al gotico, siile dominante nell'Inghilterra, appunto quando il Cardinale vi soggiornò ; circostanza che rende probabilissima l'opinione, appoggiata inoltre ad ulteriori congetture, che egli stesso ne conducesse l'architetto Domenico Brighintz o Brighinthe.