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Parte Prima — Alta Italia
Compita e dotata quell'Abbazia fondava pure ivi presso, e dotava l'Ospedale detto in oggi di S. Andrea, e reduce a Korna presso al pontefice vi moriva nel 12*27 e la sua salma fu tumulata in S. Giovanni Laterano, o come altri vogliono in S. Martino ai Monti, che formava il titolo aggiunto alla di Itti cardinalizia dignità. E basti del Cardinale ; veniamo ora al nostro proposito.
Era la state del 1823 quando una Società di generosi Vercellesi iniziata dall'ottimo mio genitore (1) sotto gli auspizi di Mons. Arciv. Grimaldi, ed aiutata dalla generosità del re Carlo Felice, aveva posto mano al restauro della suddetta chiesa di S. Andrea per ridonarla al culto, dacché dopo la soppressione francese degli ordini religiosi, disufliziata, e spoglia di altari e suppellettili era stata destinata ad uso profano.
Fu in quell'occasione che frugati tutti i canti della chiesa il martello saggiatore avvertiva di un vuoto nel muro laterale del presbitero a lato del vangelo, dove l'ordinamento architettonico della chiesa faceva presupporre una porta di comunicazione fra le cappelle.
Dati pochi colpi manifestossi difatti il vuoto presunto, ed in esso riposta una cassetta riccamente ornata che occupava precisamente il vano fra i due inurelli coi quali erasi chiusa la porta indubbiamente di primitivo impianto.
La fig. A che presentiamo serve assai meglio, che qualunque più studiata descrizione a dar idea della cassetta che accennammo, le di cui dimensioni sono cent. 86 di larghezza, per cent. 38 di altezza. Sotto alle ricche borchie che la guarniscono, ella ha una tela collata sul legno di pioppo di cui la cassa è formata. Questa tela preparata con un intonaco in gesso lisciato, fu poi dipinta ad olio a colore rosso-scuro screziato ad uso di tartaruga, comepraticossi nel medioevo singolarmente nelle mobiglie cosi dette stipi.
Cadenti per vetustà aveva già la cassetta perdute parti delle borchie in lastra di rame dorata con ismalti, le quali forse allora trafugati non si rinvennero che dopo qualche tempo, altrove, avariate, cioè battute e destinate a far delle classiche toppo a calderoni. Per buona sorte non riuscirono a svisarle in modo a non poterne distinguere le rappresentazioni, delle quali ili appresso. Nel complesso ella ne contava dieci sul coperto, cinque su ciascuno dei banchi, e dieci sul prospetto anteriore, oltre una maggiore, ivi pure, che ne cuopri la serratura; e cosi nel complesso trent'una, essendo totalmente spoglia di ogni ornato la parte posteriore.
Oltre a queste borchie varie altre guarniture cantonali e fermagli di egual metallo, e pari smalti e serrature ne adornavano li spigoli e le giunzioni. Su varie di essi appartenenti al coperchio rimangono tuttavia le tracce di pietre che vi stavano incastonate. Due rozze maniglie di ferro, né tampoco verniciate, occupano il mezzo de' fianchi, ma la loro rozzezza, e la. cotanto loro discordanza colle generali ricchezze del rimanente, è prova incontrastabile esser quella una posteriore aggiunta.
La parte più pregevole si è il complesso della serratura incassata entro la gran borchia formata in lastra a gran rilievo, cesellata, traforata a giorno, e tutta dorata senza intarsiatura di smalti. Il congegno della serratura in ferro che entro vi stava, come in una scatola, corroso dalla ruggine cadde in frantumi alio smuoversi della cassetta.
Due grossi ramarri, se pur non debbonsi dire stingi, portando ali, sebben chiuse, formate pure m lastra dorata e smalti, come il rimanente, chiodati traversalmente al coperto a poca distanza fra loro, addentano colla bocca, foggiata a cerniera la coda di due altre sfingi più piccole di disegno alquanto variato, e queste cadendo verticalmente sulla serratura, e introducendoci in essa per due ganci lor dietro praticati ne formavano i chiavistelli. La fig. lì presenta il disegno di questa parte più interessante della decorazione. Quella è un saggio delle borchie che guarniscono la parte anteriore della cassetta, ove sta appunto la serratura su descritta. La fig. F è un saggio di quelli, che ne guarniscono li fianchi.
Oltre alle borchie e rosoni finquì descritti uno scudetto a forma cuneiforme gotica, presenta uno stemma gentilizio figurato da un leone rampante m ismalto turchino su fondo in oro, colla coda
(1) 11 conte Carlo Ennnaiiuele Arborio Me Ila.