Veneto
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('ragliamento), rotabile per piccoli corsi; col di Mauria, (1307 ai,), con mulattiera da Loivn/ago a Forni eli sopra; col di Sant'Osvaldo o di Cimolais (831 ni.), con mulattiera tra Longarone e Maniago; col di Fadalto (526 ni.), tra il Piave e la Livenza, con via rotabile tra Ponte nell'Alpi e Vittorio.
IV. — Idrografia.
Dato il grande sviluppo e la speciale conformazione della regione montuosa nel Veneto è naturale eli e anche la idrografia, veneta si presenti con caratteri notevolissimi e di grande importanza, sia per la costituzione geologica e l'orinazione materiale del suo territorio, che per i corsi d'acqua e la loro distribuzione ed Influenza su di essa. Diremo di poi, che ben poche regioni olirono come la veneta nello studio della sua idrografia, con tanta evidenza, il processo consecutivo della propria formazione. Come ben osserva il Reclus nella magistrale sua jS'ouvelle ,ìéographie Vnicerselle, fra gli agenti sempre all'opera per modificare le proporzioni diverse della terra e del mare, i torrenti ed i fiumi della pianura situata appiedi delle Alpi sono i più attivi. I mutamenti che essi apportano alla parte esteriore del pianeta sono abbastanza rapidi, perchè ci sia possibile di esserne i testimoni diretti nella nostra breve storia umana. Nessuna regione d' Europa, all' infuori dell' Olanda, è più frequentemente mutata ed in parte anche rinnovata dell'Italia settentrionale ed in particola!1 modo poi della regione veneta.
Il tiuine Isonzo, non lungi dal quale passa la frontiera fra l'Austria e l'Italia, è uno degli esempi più singolari di queste rivoluzioni geologiche, se è vero, come del resto è probabile, che sia stato al tempo dei Romani ed anche al principia del medioevo l'affluente sotterraneo del Timavo, nell'Istria, e non sia diventato un fiume indipendente che in epoca assai vicina alla nostra. Gli antichi scrittori, che d'altronde conoscevano bene questa regione del versante meridionale delle Alpi, non menzionavano affatto l'Isonzo fra i corsi d'acqua versantisi nell'Adriatico. Quando lo si cita per la prima volta sotto il nome eli Sontius, al principio del secolo VI, è come d'un semplice fiumiciattolo d'una vallata interna. La Tavola di Peutinger accennava bensì alla stazione di Ponte Sonti, ma all'est dì Aquileja, presso le sorgenti del Timavo. Lo studio geologico delle montagne circostanti porta a credere che le prime acque del bacino attuale riempissero anticamente la vallata di Tolmino nell'alto Isonzo e che il loro eccesso colasse non già al sud come oggidì, ma a nord-ovest, per la gola di Capo-retto. Al sortire da quella stretta l'Isonzo andava a gettarsi nel Natisene, che, uuito ad altri corsi d'acqua di cotesto versante delle Alpi, bagnava le mura di Aquileja e portava al mare una massa d'acqua considerevole al punto che le navi potevano risalirlo per lungo tratto.
Obbligato, da un enorme scoscendimento dei monti, a cambiare il suo corso per la gola di Caporetto, misurante G metri di larghezza per 28 di profondità, l'Isonzo calò verso sud per riversarsi colla W'ippach in un altro lago, già tributario del Timavo, mediante le gallerie sotterranee delle quali questa parte delle Alpi Giulie singolarmente abbonda. Ma come avvenne del primo, anche questo lago dovette vuotarsi e l'Isonzo potè entrare direttamente nella bassa pianura per discendere da fiume indipendente verso il mare, in un letto che non cessò inai di spostarsi gradualmente verso l'est. Nel 1490 l'Isonzo si gettò bruscamente in questa direzione, causando dei grandi disastri. Da quell'epoca ha continuato su questa via, proiettando nel mare, davanti alla baia di Monfalcone, la piccola penisola della Sdobba e congiungemlo parecchi isolotti alla terraferma
Il Tagliamento, che ha le sue origini ben più addentro che l'Isonzo, nel cuore della montagna e di cui le alte valli ricevono una quantità annuale di pioggia e di neve
•2 — I.a l'airi II, voi. I, parte 2».