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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Venezia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografico-Editrice Torino, 1902, pagine 383

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   CJC3
   l'arte Prima — Alta Italia
   Immediatamente a destra del ramo del Po di Maestra, tre di queste catene di dune partendo dal medesimo punto, divergono a ventaglio verso il sud.
   Il mare stesso segna, con una serie di barriere, il suo continuo retrocedere. Così il banco di Cortellazzo, barra sotto marina che si prolunga a 20 metri di profondità, parallelamente alla spiaggia paludosa di Caorle, sembra essere stato In un'epoca antica 1111 lido, la cui scomparsa ha restituito al mare libero uno spazio di più di 1000 chilometri quadrati. La catena degli isolotti che contornavano il litorale d'Aquìleja, al tempo dei Romani ed al principio del medioevo, è pressoché interamente scomparso.
   All'epoca romana queste isole erano popolarissime e possedevano foreste e culture, cantieri di costruzione. Le cronache del medioevo raccontano pure che ì dogi di Venezia ed i patriarchi li Aquileja vi andavano a caccia del cervo e del cinghiale. Attualmente la serie di dune e di ciglioni che le difendevano sono pressoché scomparse; gli sterpeti hanno sostituite le antiche foreste ed i campi coltivati; Grado è la sola località del litorale che abbia serbato qualche abitante. Nelle acque del mare e delle paludi, dei vicoli, dei muri, delle colonne, dei pavimenti di musaico, delle lapidi con iscrizioni fanno prova dell'antica estensione della terraferma in questa regione. Più all'ovest il litorale di Venezia si è abbassato nello stesso modo. Sotto il suolo che sostiene oggidì la città delle lagune, le trivellazioni fatte per lo scavo di pozzi artesiani hanno rivelato l'esistenza di quattro strati sovrapposti di torbiere, delle quali uno, alla profondili di 130 metri, dà la misura dell'enorme abbassamento operatosi.
   Nella nostra epoca storica la chiesa sotterranea di San Marco è diventata sottomarina; dei selciati, delle strade, delle costruzioni diverse discendono poco a poco sotto la superficie delle lagune sia a causa della compressione naturale del fondo, sia per altre ragioni geologiche. Se il mare non guadagna costantemente sulle spiaggie è perchè le alluvioni portate dai fiumi compensano al di là gli effetti dell'abbassamento del suolo.
   11 litorale della regione veneta è valutato per ima lunghezza di circa 200 chilometri, in ampio semicerchio, partendosi dalla rada di Goro a sud, alla foce dell'Isonzo o Sdobba a nord. Le coste sono generalmente piane e sabbiose e non presentano, per chi le osserva dal mare, grande varietà di paesaggio.
   V. — Climatologia e prodotti del suolo.
   Sebbene tra una parte e l'altra della regione vi siano notevoli disparità di clima e di fenomeni meteorologici, dovuti alla diversa ubicazione ed alle speciali conformazioni delle singole località, chiuse fra altissime montagne le une, disperse nelle aperte e basse pianure le altre, or in vicinanza del mare e sulle isole lagunari altre ancora, si può tuttavia inferire che i caratteri elimatologici generali della regione veneta sono buone, confacenti alla salute ed al normale sviluppo della vita umana, ed alle svariate coltivazioni della zona temperata.
   Nella media generale le temperature della regione veneta si mantengono sensibilmente al disotto di altri paesi — come la finitima Lombardia ad esempio — posti sulla stessa latitudine. Ciò è sopratutto dovuto ai venti che di frequente dominano nella regione, cioè venti boreali dominanti nell'anturuif e nell'inverno, che, vegnenti dalle lontane steppe della Russia e della penisola balcanica, precipitano dall'altipiano del Carso sulla bassa pianura veneta; ed i venti sciroccali e meridionali, che dall'Arabia e dall'Africa per le coste della Libia, incanalandosi nel golfo adriatico, arrivano fin contro alla corona nevosa delle Alpi, cagionando, col loro rapido raffreddamento, fenomeni meteorici temporaleschi e, purtroppo, terribili grandinate.
   A questi venti che sovente, come la borea, spirano furiosissimi, si debbono le burrasche dalle quali l'Adriatico è agitato. Ad essi poi si aggiunge il vento dell'ex o (li