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l'arte Prima — Alta Italia
I varii, rami dell'industria vetraria veneziana impiegano in inedia giornalmente circa 4000 persone, tra uomini e donne. Il maggior numero (oltre 2000) è adibito alla lavorazione delle conterie e collane in sorte.
II combustibile usato nelle vetrerie veneziane e muranesi, a seconda del genere delle lavorazioni, richiedenti data quantità di calorìe, moltissima legna e poco carbon fossile, e carbon dolce, indispensabile al lavoro e gas per i lavori alla lucerna, consistenti specialmente nel ridurre le canne di vetro in perle ed altri lavori,
11 prodotto medio annuale complessivo dell'industria vetraria veneziana è valutato tu circa 6 milioni e Va. dei quali circa % sono assorbiti dalla esportazione all'estero.
Fornaci per Laterizi, Calce, Cemento e Pii-e.— Esistono in provincia di Venezia parecchie fornaci per la cottura dei laterizi e della calce ; altre, in minore numero, per la cottura del gesso da presa, del cemento idraulico, ed una per la fabbricazione e cottura delle famose pipe chioggiotte.
I laterizi sono fabbricati colle argille dolci della terraferma, guardandosi bene di adoperare le argille delle barene. La pietra da calce e quella da cemento si importano dall'Istria e quella di cogolo si toglie dal letto dei molti torrenti della regione; la pietra da gesso viene dall'Anconitano; le pipe chioggiotte sono fabbricate con una argilla speciale del luogo.
II combustibile usato in queste fornaci consiste in canne palustri, strame di valli detto grolla, ed in minor quantità di legna, fascine e carbone. Si impiegano in quest' industria circa 250 persone. La produzione dei laterizi è valutata di circa 13.000 tonnellate di pezzi all'anno e quella della calce a 550 tonnellate. La fabbrica di pipe chioggiotte ha una produzione di circa mezzo milione di pezzi all'anno.
§ 9. — Industrie chimiche,
Certe industrie chimiche hanno antiche origini in Venezia, ove da tempo immemorabile si fabbrica il bicloruro di mercurio o sublimato corrosivo ed il perossido di mercurio o precipitato rosso, sali che per la maggior parte si esportavano e si esportano ancora in Grecia ed a Costantinopoli. Queste industrie hanno generalmente una produzione limitata, che viene mano a mano resa più precaria dalla forte concorrenza della grande produzione dovuta ai grandi stabilimenti chimico-industriali della Lombardia e dell'estero.
Così, fra le industrie chimiche veneziane cessarono di essere da parecchi anni la fabbricazione del colore detto Lacca di Verzino veneziana e del cremortartaro, e pressoché scomparsa è l'industria della fabbricazione di candele di sego con grasso di bue e castrato per materia prima e con un prodotto di circa 200 quintali di candele all'anno consumati all'interno ed in ispecie fra le vicine popolazioni agricole e litoranee.
Limitata ai puri bisogni della industria vetraria locale è la fabbricazione degli ossidi di piombo (massicot, minio e litargirio), per la composizione della pasta vitrea necessaria alla fabbricazione degli smalti e delle conterie. Insieme a questi prodotti ha pure una certa importanza la preparazione del cosidetto verderame di Murano (sottoacetato di rame), che serve alla composizione di certi colori ed ancor più agli usi della tintoria.
Importantissima industria è in Venezia la fabbricazione dei fiammiferi, esercitata in un grandioso stabilimento nel quale trovano lavoro in media 600 persone, tra cui 500 donne. Questo stabilimento è inoltre dotato di una forza motrice La vapore di 16 cavalli dinamici. La quantità complessiva dei prodotti ottenuti annualmente viene valutata ad oltre un milione di lire. 1 prodotti si consumano per molta parte in Italia ed in grande quantità anche nell'America del Nord e del Sud, nelle Indie, in Cina, in Australia, in Egitto, nell'Eritrea. I regimi protezionisti adottati da qualche Stato hanno chiuso i larghi sbocchi che questa industria aveva nell'Austria-Ungheria, in Itussia, in Turchia, in Grecia ed altrove. Nel 1898 fu attivata una piccola fabbrica a Chioggia.