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l'arte Prima — Alta Italia
cattolico nella persona dì Candidi ano, i Longobardi acuirono il dissidio facendo eleggere in Aquileja ira loro protetto, Giovanni Scismatico. Roma ratificò la elezione di Candidiano e condannò quella, di Giovanni. Da questo moménto data la serie dei metropoliti cattolici di Grado o Aquileja nuova, da cui ebbero origine diretta i patriarchi di Venezia, mentre una serie di vescovi scismatici parallela a questa seguitò per alcun tempo in Aquileja, indi a Connons, a Cevidale, poscia ad Udine, diventando — come a suo tempo ed altrove, vedremo — un principato teocratico, feudale, militare di qualche importanza, durato fino al principio del secolo XV.
Canonicamente però la tradizione dell'antica Chiesa di Aquileja rimase e fu continuata nei metropoliti di Grado, i quali, senza contrasto d'alcuno e di Roma in par-ticolar modo, serbarono anche la denominazione di metropoliti di Aquileja, e come tali si sottoscrissero Massimo, vescovo di Grado nel Concilio Lateranese, e Agatone, pure vescovo di Grado, nel successivo Concilio Romano. Non mancarono ai patriarchi di Grado, per parte dei competitori di Aquileja, più potenti e forti dell'appoggio dei re longobardi, persecuzioni d'ogni specie, invasioni e saccheggi di genti armate nel loro territorio; in conflitti diplomatici e politici, per ragioni di giurisdizione, ed in ispecie sui vescovi dell'Istria, alla quale tanto gli uni che gli altri pretendevano. Il pontefice Gregorio Magno assegnò tale giurisdizione ai patriarchi di Grado; e più tardi Carlo Magno, nel suo famoso testamento in cui distribuì tesori e regalie alle Chiese metropolitane principali non dimenticò la Chiesa di Grado, cui pareggiò a quella dell'antica Aquileja, ossia di Foro Julia (Cividale), ove allora il patriarca risiedeva. Lodovico il Pio e Lotario imperatori confermarono successivamente, dopo la morte di Carlo, i diritti del patriarca di Grado sopra l'Istria, contro le pretese accampate da Massenzio, vescovo della vecchia Aquileja, disputante al gradense Venerio il jits metropolitano sopra l'Istria. Oltre che in questa importante regione il diritto metropolitano dei patriarchi di Grado si andò estendendo sopra quelle cattedre che di tempo in tempo sorsero nelle lagune, le quali poi, nelle sue epistole, anche papa Giovanni VII chiamò dei vescovi della marittima veneziana. Queste sedi furono sei: Malamocco, Eraclea, Equilio, Caorle, Torcello, Chioggia; di queste, le cinque prime non esistono più. Malamocco fu resa sede vescovile nell'anno ('40 dopoché Paolo, vescovo di Padova, udita la vittoria riportata dal re longobardo Rotnri sopra i Greco-Romani, presso Modena, fuggì a Malamocco e, coli'approvazione di papa Severino, vi portò la cattedra. Finì questo Vescovado nell'anno 1110, quando, sommersa per terremoto gran parte dell'isola, la sede ne fu portata a Chioggia. Eraclea fu edificata sulle lagune alle bocche del Piave, dai profughi di Oderzo (Opitergio), guidati dal vescovo Magno, quando, nel 63S, la loro patria fu messa a ferro e fuoco dai Longobardi di Rotari; quivi fu trasferita anche la sede vescovile di Oderzo, che vi durò tino all'anno 903 in cui l'isola fu invasa ed ogni cosa ne fu distrutta e saccheggiata, dagli Unni-Avari od Ungitel i, chiamati da Berengario del Friuli, re, a sostegno del vacillante e contrastato suo dominio. Equilto fu altro castello della laguna, fondato dagli uomini del contado di Oderzo, non lungi dall'isola di Eraclea; ebbe vescovo proprio nell'anno 667; un Pietro, vescovo di Equilio, fu scomunicato da papa Giovanni VIII, per negata ubbidienza al patriarca di Grado. Non è rimasta memoria del quando e perchè cessò la serie dei vescovi di Equilio, luogo che mutò poi il proprio nome in quello di Jesolo.
Caorle, città insulare nella laguna veneta, fu fondata dai profughi di Concordia, minacciati dalle orde di Attila. Giovanni, vescovo di Concordia, vi portò la cattedra nel 605 e, rifiutatosi di prestare ubbidienza al metropolita della vecchia Aquileja, riconobbi invece quello di Grado già riconosciuto dal pontefice romano. 11 Vescovado di Caorle durò 1300 anni, essendo stato soppresso nel 1818.
Quei d'Aitino, durante la conquista longobarda, fuggendo col loro vescovo Paolo, nelle isole della laguna, si stabilirono a Torcello, Durano, Mazzorbo e Murano e quivi,