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l'arte Prima — Alta Italia
secolo XVI, si annoveravano oltre 150 chiese, 50 orato®, oltre 100 scuole di divozione e confraternite; SO conventi con oltre 6000 conventuali tra preti, frati e monache, secondo il Sansovino così distribuiti: Sestiere di Castello: 13 chiese parrocchiali, cinque chiese di frati, 11 di monache, 28 torri sacre, 3 oratorii. — Sestiere di San Marco: 16 chiese parrocchiali, 1 di frati, 1 di monache, 17 torri sacre, 5 oratorii. — Sestiere di Cannaregio: 13 chiese parrocchiali, 6 di frati, 7 di monache, 24 torri sacre, 3 oratorii, — Sestiere di Santa Croce: 8 chiese parrocchiali, 1 di preti regolari,4 di monache, 11 torri sacre, 3 oratorii.— Sestiere di San Folo: 9 chiese parrocchiali, 1 di frati, 10 torri grandi, 3 oratorii. — Sestiere di Dorsoduro: 11 chiese parrocchiali, 13 di frati, 8 di monache, 20 torri sacre, 2 oratorii. Dal secolo XVI in poi, fra demolizioni e soppressioni, scomparvero da Venezia 52 chiese, 25 oratorii, 76 scuole di devozione e Gi conventi.
Al cadere della Repubblica veneziana le parrocchie esistenti in Venezia erano 70; con decreti del Governo italiano del 1807 e 1810 le parrocchie vennero ridotte al numero di 30 e con altri decreti dal 180G al 1810 furono soppressi moltissimi conventi, le cui chiese e fabbricati andarono in parte perduti o dispersi, non senza iattura per l'arte, dacché si annoveravano fabbriche egregie e monumentali.
BASILICA DOGALE DI SAN MARCO
È questo incontestabilmente uno dei templi più augusti e famosi della Cristianità e per l'antichità sua, e per la maraviglia dei suoi pregi artistici e delle sue ricchezze, e per le grandi memorie storiche, sacre, artistiche che ad essa si collegano, sì che il dover trattare succintamente — perchè la molta materia ne sospinge — di questo monumento, intorno al quale esiste una vera bibliografia, essendo da storiografi, artisti ed esteti state scritte e pubblicate opere ponderose, ci rende trepidanti nella tema di non rispondere appieno alla aspettazione dello studioso lettore ed alla grandiosità del soggetto.
Oriyini. — Le più antiche cronache di Venezia, salvo qualche differenza di circostanza minore, sono concordi nel narrare questo fatto. Nell'anno di grazia 839 due mercatanti di Venezia, ISunno Tribuno di Malamocco e Plastico da Torcello, navigando nei mari d'Oriente furono, da una fiera tempesta, costretti ad approdare ad Alessandria d'Egitto. Da oltre un secolo questa antica regione era in potestà dei calilii mussulmani, della serie dei Eatimiti, discendenti cioè dall'ultima più giovane e prediletta fra le mogli del Profeta e residente ad El-Karuen (Cairo). La legge veneziana, per odio religioso e sprezzo di razza, vietava, anche per sicurezza, pena la morte, alle navi ed ai cittadini della Repubblica di sbarcare in terre occupate dagli infedeli ed in Egitto, ove il fanatismo mussulmano infieriva peggio che dovunque.
La necessità fu più forte della legge ed i due mercatanti, sbarcali in Alessandria in una parte remota, fuori dalle mura della città, trovarono la chiesa nella quale conservavasi sotto l'altare il corpo di San Marco Evangelista, fondatore e primo vescovo della Chiesa alessandrina. Custodivano la chiesa deserta pel terrore che i Mussulmani avevano gettato nella popolazione cristiana, Staurazio, monaco, e Teodoro, sacerdote, tremebondi sempre, più che per la loro sorte, per quella che sapevano riservata alle sacre reliquie dei quali erano custodi. Visto come le cose stavano, t due avveduti veneziani pensarono di fare un colpo,
che riescisse ad un tempo di grande elicilo nella loro patria e facesse condonare loro la grave pena, nella quale sbarcando in Alessandria, erano incorsi. Perciò rappresentando ai due custodi della chiesa, la inevitabile profanazione che aspettava la reliquia di San Marco in qualcuna delle ricorrenze nelle quali il fanatismo mussulmano maggiormente si eccita, e la venerazione grandissima già in tutta la Venezia esistente per San Marco, per essere egli ritenuto come il primo predicatore della parola evangelica in quella regione e fondatore della Chiesa di Aquileja, tanto fecero e tanto dissero che persuasero i due custodi a cedere loro quelle reliquie per portarle a Venezia. Ma anche il trafugamenti) non era cosa facile riè scevro di pericoli. Dapprima bisognò eludere la vigilanza dei Cristiani alessandrini, gelosissimi di quelle reliquie, e indi quella della dogana mussulmana, sospettosa e rigorosissima nelle sue indagini. La prima fu vinta, togliendo il cofano od arca ove custodivasi il corpo dell'Evangelista, dal lato opposto a quello ov'erano il suggello e sostituendo, nello stesso involucro di seta, il corpo tolto con quello della martire Claudia. L'altra fu elusa collo stratagemma di coprire di carni porcine il corpo trafugato, Quando i doganieri mussulmani, aperta la cassa, \ idero quell'ammasso di carni dell'animale dal Corano condannato come impuro e ad essi vietato, si ritrassero inorriditi e lasciarono che i Veneziani imbarcassero la pretesa lor merce.