Stai consultando: 'La Patria. Geografia dell'Italia Provincia di Venezia', Gustavo Strafforello

   

Pagina (64/387)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (64/387)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Venezia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografico-Editrice Torino, 1902, pagine 383

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Home Page]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   8(5
   Tarlo Prima — Alla Italia
   « che l'inventore fosse stato educato alle più severe « dottrine della solidità e del buon gusto, ed ove si n ponga niente alla regolarità, alle giuste proporzioni, n all'utile impiego dello spazio, crcderebbesi il son « tnoso edilizio opera di miglior secolo e d ingegno « non ottenebrato dalla nebbia elio tutte avvolgeva le « arti italiane intorno al mille ».
   A dare idea della ricchezza dei materiali da cui la basilica Marciana è abbellita, si pensi clic tra le decorazioni esterne e quelle interne si contano in San Marco oltre 500 colonne di porfido, verde antico, serpentino, cipollino, rosso antico, alabastro, ecc. Tutto ciò clic in San Marco non è bronzo, oro, statue, ornati, musaici, intagli, è marmo orientale delle più elette qualità.
   La basilica di San Marco fu soggetta, oltre a quello del 970, .1 quattro grandi incendi, elio assai la danneggiarono : nel 1106 e nel 1230 furono distrutti i diplomi dogali che si conservavano nel suo tesoro; nel Lì 10 e nel 14SS si dovettero rinnovare i musaici e le cupole.
   La lunghezza della pianta di San Marco, presa dalla porta maggiore all'estremità «lei presbiterio è di metri 70,50; la larghezza, tolta alla crociera, metri 02,00; d cinaio di metri 330,50.
   Facciata principale (fig. 2 e 3).— Come tutte le facciate delle antiche basiliche, la fronle di San Marco ò .rivolta ad occidente e forma lo sfondo — incomparabile, scenografico — della grande piazza che da essa prende nome. I 'architetto che immaginò nel suo complesso la fabbrica, ne pensò e tracciò la pianta e ne getlò le fondamenta, non poteva aver pensala la facciata attuale, la quale è per sè stessa uu monumento d'arie a sè, come pochi se ne hanno.
   Si è convenuto, dalla maggior parte degli scrittori che trattarono ili questo argomento, di dire che la facciata di San Marco è il. istile bisantiiio. l'ili esatta di-finizione sarebbe il dire, che nella facciata della basilica si fondono i motivi dominanti ih molti stili architettonici ed anche di bizzarrie che stile propriamente non liauiio, sopra una intcleiatura grandiosa, il mi concetto dominante è appuulo il bisantiiio.
   La granile facciata di San Marco, più o menu bisan-tina che la si voglia considerare, consta di due sezioni ben distinte: I inferiore e la superiore.
   La parte inferiore, che 'dagli studiosi di cose d'arte, della storia e del carattere dell'arte, a seconda dei tempi, non sarà mai abbastanza osservata, è come un avancorpo o nartece, consistente di cinque arcate a pieno centro, sorrette da due ordini di colonne, dei inalili più svariati e preziosi, come porfido, verde antico,pario, cipollino, luinacbella, dai capitelli linamente, minuziosamente scolpili nell'infantile arte simbolica del secolo X e dell XI, che sono por lo studioso e lo osservatore altrettante piccole rivelazioni. Ogni arcata è internamente lavorata a musaici, il più antico dei quali è quello della prima porta a sinistra dell'osservatore, ed è ancora quale lo si vede nel celebre quadro di l.entile Bellini rappresentante la l'vovessiouc della
   Gl'ose-1 iu piazza San Marco, ove la insigne basilica è con minuziosa cura rilratta come vedovasi verso la metà del secolo XV ; procedendo da sinistra a destra della osservatore il secondo musaico rappresenta il Corpo di Sun Marca t ene/alo dai magistrati veneti, è opera ilei tedesco Leopoldo Dal Pozzo, su cartoni di Sebastiano lii/.zi da Belluno ; d terzo, al ccnlro, e maggiore, rappresenta il Giudizio Unieersale, ed è il più moderno, opera di Liborio Salandri, su cartone di Lattanzio Quercini. Negli alili due sono rappresentati i fasti di Duerno e. lìuslico trafuganti le spoglia dell'Evangelista da Alessandria e le. accoglienze fatte dai Veneziani all'anivo delle preiiose. reliquie nella loro citta.
   Dire delle molto scollin e delle quali è adorna questa parte della facciata, all'infuori anche delle colonne e delle incrostazioni dei marmi preziosi, 11 porterebbe troppo fuori dell'ambilo dell'opera nostra 11 Teinanza,
   10 Zanetti, il Moseliiiu, il Cicognara ed altri hanno scritto volumi su queste preziose scolture d'ogni epoca, dalla greca alla romana, dalla romana alla Insamma, da questa alla lombarda ed alle rozze ingenuità dei bassi tempi da cui è adorna la facciata di San Marco, con strane miscele di arto pagana e di simbolismo cristiano. Ad essi ricorrano coloro che volessero maggiormente approfondire l'interessante argomento.
   Sopra quelle arcate s'apre la grande terrazza cori balaustra in marmo, dalla quale nei tempi andati il doge, i senatori ed altri magistrati e patrizi prendevano posto onde assistere alle pubbliche feste e divertimenti che si davano nella sottostante piazza.
   È su questa terrazza, ai lati del grand'arco centrale, che si veggono, due per parte, i famosi cavalli di bronzo intorno ai (piali fu tanto disputato dagli storici e dagli eruditi (fig. i). Di questi cavalli s'impossessò
   11 doge Arrigo Dandolo alla presa di Costantinopoli donde li spedì in patria, nel 1206, Marino Zeno. L'opinione che per molto tempo fece strada intorno ai cavalli di San Marco, è che siano slati gittati per voto del popolo romano imperando Nerone, per celebrare una vittoria contro i Parli, aggiogandoli ad una quadriga di Febo; ma il Cicognara ed altri combattono questa opinione.
   Nell'opera del Iiellozio, Veteres aremAuyustorum, è riportato una medaglia nella quale si veggono sovrapposti ad uu arco d; trionfo, atteggiali nella stessa guisa di questi di Venezia. Altra medaglia consimile fu pubblicata dallo Zanetti nella dotta sua illustrazione dei cavalli di San Marco. Tanto ì'una che l'altra medaglia presentano nell'esergo un arco trionfale coi cavalli, mentre nel retto hanno la testa di Nerone colla scritta dedicatoria a questo imperatore. L essere poi di rame colle traccio di buona doratura, comesi usava nel periodo più fastoso dclITnipcro romano, rende sempre più attendibile l'ipotesi che tali cavalli fossero gittati per adornare l'arco neroniano nell'ippodromo di lioma e clic di là, nei tempi del basso Impero, fossero mandati a Bisanzio, da dove li ricondusse in Italia la fortuna della veneta Repubblica. Nelle spogliazioni