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Parte Prima — Alta Italia
Sudario, la Vergine, i Stilili Cristoforo, Marco e ito, Sono amichi e si ritengono del secolo Xll e del XV. La figura della Vergine in musaico elio sta in qneslo lato del (empio era anticamente soggetta a speciale venerazione; davanti ad essa si arrendono ogni sera, per antichissima consuetudine, due fanali e quando nel passato, fra le due colonne della piazzetta si giustiziava qualcliediiiio, i confratelli della Morto accendevano davanti a quella immagine due candele di cera nera.
Notevolissimo per i marini clic ne incrostano la facciata esterna k l'edilìzio quadrangolare addossato a questo lato della basilica, ove è custodito il tesoro dì San Marco. Quivi è il sedile di marmo, ove, fra due putti rozzamente scolpili, si possono leggere, tracciai) in carni tori del secoli! Xll, questi due versi clic sono il più antico documento del dialetto veneziano conosciuto: l.'om pn far c die in prnsar F.lcga qnelo clic li po indinntr.ir.
Quivi è pure incrostato il famoso gruppo in porfido delle Quattro figuri: o dei Quattro Imperatori (fig. 6), intorno al quale si ò scapricciala, senza venire, ad una conclusione convincente, la fantasia dei fiotti Tale bassorilievo viene ila Costantinopoli — e non da Acri come vuole la leggenda, alla quale molti diedero credito — e fu portalo a Venezia con altre spoglie dopo la presa di Costantinopoli, operata per il valóri ilei Crociali e. dei Veneziani sotto il comando del doge l'urico Dandolo. Senza perderci in disquisizioni soverchie diremo clic questo cospiralo avanti» dell'arte antica fu dal Lorenzi e dal Maggi interpretalo per Arinudio ed Aristogilone, uccisori del tiranno Ipparco; allri, e inverosimilmente, volle cito rappresentasse i mori trafugatola delle spoglie di San Marco; alili i fratelli Anemuria, clic congiurarono contro Alessio Comneno; il Slcinbiiller lo-giuslificò per gli imperatori romani Costanzo Cloro, f.alerio Massimiano, Massimilili e Severo; ma anche questi con argomcnli sulla validità dei quali ò sempre lecito il dubitare.
Il Wartece, — Entrando per la porta maggiore nell'atrio o nartece di San Marco, per quanto si possa avere l'animo ottuso alle sensazioni artistiche, 11011 si può a meno dal sentirsi presi dall'impressione di allo godimento clic viene dal cospetto delle cose belle, grandi, solenni.
In origine l'atrio girava aperto (la un lato e dall'allro del tempio; ma fu otturato al lato destro per la costruzione ilelle cappelle del battistero e. della famiglia Zeno. Misura in lunghezza m. 62, in larghezza ni. (> ed in altezza tu. 7,35. Nel cielo si impiantano sei cupolelle a calotta emisferica, dalle quali ritrae il carattere elegante e solenne ad mi tempo die tutti gli riconoscono. Ove non è rivestito ili colonne e ili marini orieilluli dei più rari e preziosi lo è di musaici pregevolissimi per la loro antichità e pel loro valore artistico, ricoprenti specialmente il calino delle cnpolotlo.
Di tali musaici i più antichi risalgono al secolo XII, ed hanno tutta l'impronta dell'arie rigida ed ascetica dei Calogerini, in quel turno vegnenti appunto dalla
Crocia per esercitare l'arte loro nello costruzioni che la pietà dei Normanni in Sicilia e dei Veneziani nella loro città, andava ordinando. Rappresentano i fatti dei primi libri della Genesi, soggetti pur questi prediletti (lai mosaicisti greci.
1 musaici delle, pareti e sulle lunotto delle porte sono più moderni e furono eseguiti, su cartoni ili artisti celebri, ila valentissimi musAlistì. Cosi il San Marco, clic si vede sopra la porta principale, fu eseguilo su cartoni di Tiziano dai mtisaitisti Francesco e Valerio Znccnto nel 1545; dei quali è puro la Crocifissione, condona su cartone del Pordenone; altri musaici, come la Cloriti di Cristo, la Risurrezione di Lazzaro, San Giovanni Battista, varii Angeli, vennero eseguiti, su disegni di Jacopo Robusti detto il Untorello, dal musaicista Bartolomeo Bozza; altri, come il Giudizio Universali', il Suicidio di Giuda, il Ricco Epulone, furono eseguili su cartoni di Maffeo di Verona, ecc.
Accrescono l'interesse artistico e. storico dell'atrio di San Marco i monumenti sepolcrali clic in varie epoche vi furono collocati. 11 più antico di questi fu eretto alla memoria del doge Vitale Falicr, morto ndl'anno 1090, ed è lavorato secondo l'arte rozza ed iiige.nna dol tempo. Dopo viene quello della dogaressa Felice Ukhiel, passata a miglior vita nell'anno 1101; indi quello del doge Bartolomeo Gradenigo, morto nel 1 .Ti2. sarcofago di opera non spregevole, ove si accenna la tendenza dell'arte rinascente. Notevole è pure il sarcofago del doge Murili Worostnt, morto nel 1252; ed infine quello del primicerio Bartolomeo Rinviati, del secolo XV (U20).
Sulla soglia della porta maggioro del tempio il pavimento è formato ila grandi lastre di marmo rosso. V quivi che, secondo la tradizione, Federico Iìarbarossa, dopo la sconlilla di Legnano, si prostrò (23 luglio 1177) a papa Alessandro 111 prima di iniziare quelle trattative di paco die coi Comuni della Lega firmava pòi a Costanza. Ma questa può anch'essere leggenda.
Lodate dal Cicognara nella sua Storia della scoltura o da altri, come prova dell'antichissimo esercizio in Venezia dell'arto dell'orafo o del fonditore, le porte in bionzo esterna ed interna. L'esterna, alla destra presso la maggiore, ha questa iscrizione: MCCC Ma-gisler Bcrtrcivs aurifex venetvs ine feci!. Da questa si dsduce che anche le altre siano stale lavorate in Venezia. Diverso è invece il parere intorno alle due interno dell'atrio, cioè quella di mozzo e quella alla destra dell'osservatore. Il Cicognara, con ragionamenti positivi, crede che l'ullima, tutta in bronzo ed intarsiata di diversi metalli con figure e santi greci ed iscrizioni greche, sia stata lavorata a Costantinopoli Probabilmente fu una delle porte minori di Santa Sofia asportala, come è noto, noi sacco dato alla città nella memorabile presa per opera dei Veneziani e dei: Crociati, rondoni dal doge già ricordato, Arrigo Dandolo.
La porta di mezzo è lavoro latto ad imitazione di quella greca, il elio facilmente si scorge colla osservazione dello intarsiature d'argento, delle teste e delle