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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Venezia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografico-Editrice Torino, 1902, pagine 383

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   IJarte Prima — Alta Italia
   padronanza. E dati i tempi, le credenze, gli usi, si comprende come, con nessun scrupolo, spogliassero — quando se ne offriva il destro — dei loro tesori,
   delle loro rarità i paesi conquistati, per arricchirne la loro grande basilica, il tempio della loro fede, il monumento della loro grandezza, il palladio della loro patria
   ALTltE CHIESE
   Dopo Roma poche città contano come Venezia un sì gran numero d'edilizi sacri, per la maggior parte considerevoli per il loro carattere monumentale, per i tesori d'arte che racchiudono, per i ricordi storici che ad essi si collegano, tanto che nella maggior parte sono considerati od hanno carattere <15 monumento nazionale. Di queste chiese, che. hanno una parte primaria nell'iconografia veneziana, daremo un rapido cenno, indicando ciò che hanno di più interessante e seguendo nella descrizione la cronologia della loro origine.
   San Simeone Profeta, detto pure San Simeone Grande (presso le fondamenta di Fiio Marco o Campo Santo). — Fu fondata nell'anno 907 dalle famiglie Ghisi, Aoldo, Briosi: fu più volte l'istaurata, ampliata, abbellita e nel 18G0 ne venne rifatta la facciata. È a tre navate: ha qualche scoltura antica, tra cui sotto l'altare maggiore notevole il simulacro del titolare, scolpito in marmo greco da Marco Romano nel sec. XIII. Negli altari sonvi quadri di Jacopo Tintorettu, di Vincenzo Catena, del Corona, di l'alma il Giovane, del Bambini e di Sebastiano Santi, tutti pregevoli. Anche in questa chiesa si custodiscono varie reliquie di origine bisantina.
   San Jacopo dall'Orio (campo di S. G. dell'). — Fondata nel 1225, molto probabilmente su un'altra preesistente fin dal secolo IX. Si fanno varie ipotesi sulle ragioni dell'appellativo dall'Orio dato a questa chiesa; la più accettabile, perchè la più verosimile, è ch'essa ripeta tale appellativo dalla vicinanza del rio, e perciò detta dallo rio. Subì varii ristauri. ma più specialmente fu rinnovata nel secolo XVI dal Sanso-vino. Ha tre navate archiacute, di belle slanciate proporzioni. I bracci laterali sono ottimi saggi architettonici del secolo XVI. Fra le cose notevoli di questa chiesa sono. avanzi di scolture, antiche, medioevah ; una grossa colonna di verde antico con capitello di scalpello greco arcaico ; il pulpito in marmo scolpito del secolo XIV, foggiato a calice e dal Sansovino giudicato una delle cose più singolari della città ; l'urna sepolcrale di Chiara Friuli, con scolture di stile lombardo. Le pareti e gli altari di questa chiesa sono ornati da dipinti di Giovanni Buonconsiglio, di Lorenzo Lotto, di Jacopo da Ponte detto il Da ssano, di Paolo Veronese, del Tizianello, di Giulio del Moro, ma più di tutti ancora di Jacopo Palma il Giovane, che vi trattò sul soffitto e nelle pareti, con grande forza di colorito ed efficacia di disegno, ben 19 soggetti biblici.
   San Giovanni e Paolo, più usualmente San Za-nipolo (Campo omonimo e Fondamenta dei Mendicanti). — È una delle più cospicue chiese di Venezia e, sotto ogni rapporto, degna della qualifica di monumento nazionale. Fu già dei Domenicani ed ora è parrocchiale. Il domenicano Malvenda, storico dell Ordine, narra che, nel 1217, San Domenico Gusman si recò !
   a Venezia con alcuni dei suoi religiosi e là chiese ed ottenne l'offìciatura di un piccolo oratorio detto di San Daniele, del quale lasciò la cura ai suoi seguaci. Ma colla canonizzazione del suo fondatore l'Ordine prese grandissimo slancio e non si tardò, per opera di quei frati, nel 1246, nel luogo ov'era l'oratorio ed arca circostante, ad iniziare l'erezione di un grande tempio, il quale non potè essere compiuto se non due secoli dopo, nel 1430, anno nel quale fu consacrato. Ma prima ancora che alla chiesa i buoni frati, colle somme e le concessioni avute dai varii dogi, dal Senato e dai privati, avevano provveduto alla costruzione di un grandioso e magnifico cenobio, pari in tutto alla grandiosità ed importanza che andava, assumendo la costruzione della chiesa. Secondo il Cicognara, che trae argomento dalla rassomiglianza di questa chiesa con quella del pari celebre di Santa Maria dei Frari, l'architetto dev'essere stato Nicolò Pisano; ma è opinione più diffusa che architetti ne fossero gli stessi Domenicani, i quali nel loro Ordine vantavano in copia di tali artisti e che già avevano dato all'arte gli architetti e scultori Sisto e Ristori, dai quali anche il Pisano aveva appreso. Tanto più è accettabile questa opinione quando si pensi che press'a poco nello stesso periodo i Domenicani, con disegni usciti dai loro frati, erigevano a Treviso la chiesa di San Nicolò, a Verona Santa Atanasia ed a Padova Sant'Agostino.
   Lo stile al quale s'inspirò l'architetto di San Zani-polo è lo stile ili gran voga in Italia e fuori, dalla metà del secolo XIII fino alla metà del XV, lo stile cioè che si convenne di chiamare gotico, cioè il gotico ingentilito ed aggraziato dalla prima originaria rigidezza dell'arte dei maestri lombardi (o più esattamente comacim), dei quali il duomo di Milano rimarrà pur sempre il monumento tipico. Le grandiose, slanciate ed insieme eleganti proporzioni di questo monumento gli danno all'esterno carattere imponente e bello, del quale l'occhio grandemente si appaga. Stupenda, sebbene compiuta nella sola sua parte inferiore, e la facciata, della quale è soprattutto ammirabile il gran portale, ricco per colonne di marmo orientale ed ornate di finissime scolture, opera, vuoisi, di Maestro Bartolomeo, che lavorò nella vicina scuola di San Marco nella seconda metà del secolo XV.