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dovuta a Paolo Veronese, considerata come imo dei capolavori del grandissimo artista; lavoro di fama mondiale, riprodotto in tutti i modi, cominciando da una stampa celebre che porta la firma di Annibale Ca-racci Lavorarono inoltre per questa chiesa Alessandro Vivarini, Giovanni Bellini, Sante /.ago, Jacopo Tinto-retto, l'alma il Giovane, Andrea Vicentino, Pietro Vecchia, Tiberio Tinelli, Antonio Faller, Girolamo Brnsaferro, Pietro Riclii ed altri secentisti ili minor nome e di minor inerito.
Sant'Apollinare (Campo Sant'Apollinare). — Si attribuii cono a questa chiesa origini ben pili antiche di quel che non mostri, sembrando che già esistesse nel 1031 per cura di una famiglia Nievola, oriunda di Ravenna. Sia più positive sono le notizie che danno questa chiesa eretta sul principio del secolo XV per opera di Marco de' Piacentini, parroco. Venne rifatta nel 1583 nello stile del Kinascimento, che ancora conserva ; chiusa nel principio del secolo nostro e ridotta a magazzino, fu verso la metà di esso l'istaurata (1841—50j e restituita al culto. Prima della soppressione era ornata d'eccellenti pitture dello Seliiavone e del Padovauino in particola!' modo. Ma, nel 1810, vennero tolte ed andarono disperse e vendute all'estero. 1 dipinti che oggi si vedono in Sant'Apollinare portano i nomi di Lattanzio Qnarena, del Pordenone e ili autori moderni.
In linea d'arte le due cose più pregevoli da osservarsi in questa chiesa sono la porta d'ingresso, formata dall'archivolto sovrastante alla tomba di littòrio Cappello, esistente nella soppressa chiesa di Sant'Irena in Isola buon lavoro del Rinascimento, opera di Antonio Pentono, che lo esegui nel 1 580 ; e l'aitar maggiore, già appartenente alla soppressa chiesa di Santa Giusiioa, ricchissimo d'intarsii e di fregi di marmi orientali dei più rari e preziosi.
San Giobbe (Fondamenta Venier). — Nel luogo ove ora sorge questa chiesa fin dal 1378 esisteva un oratorio con annesso convento, fondato da Giovanni Contarmi, sacerdote e patrizio insigne, dedicato a San Giobbe. Gli Eremi talli di San Girolamo, che si erario installati nell'attiguo convento, lo cedettero ai Minori Osservanti i quali pensarono di demolire il primitivo oratorio per edificare una chiesa più vasta; ma per la opposizione dei Certosini dovettero conservare l'oratorio ed erigerò allato di questo la chiesa attuale, i cui lavori cominciarono nel 14 52. Venne consacrata nel 1493 ed un secolo dopo, per l'avvenuto rinnovamento, fu nuovamente consacrata dal vescovo di Caorle, Girolamo Righetti Un altro l'istauro subì questa chiesa nella metà del nostro secolo.
Di bellissimo effetto, nella sua semplicità e purezza di linee, è l.i facciata, adorna di un portale in marmo, ricco d'ornati e di statue, opera indubbia dei Lombardo e mollo probabilmente di Guglielmo Bergamasco. Della stessa scuola sono gli altari e le statue che a destra entrando per la porta centrale e nella cappella maggiore accrescono pregio alla chiesa. Notevolissimo poi è l'altare in legno dorato con scolline ed iutarsii
in marmo, del più squisito stile del Rinascimento, eretto per ordine e spese del doge Cristoforo Moro, qui presso sepolto sotto un sigillo sepolcrale, opera pur esso dei maestri lombardi.
I'aragginoso pel disegno e per le decorazioni barocche è il monumento sepolcrale del marchese Renalo De Xaijer de l'aulmy, sire d'Argenson, ambasciatore straordinario di Luigi XIV presso la Repubblica di Venezia e morto appena arrivato prima di eseguire la sua missione. Il monumento venne eseguito nel 1651 dal parigino Claudio Perron, per ordine del re Soie ed a spese dello Stalo francese.
San Ciobbe è pur ricco di pregevoli dipinti, per quanto, colle spogliazioni, per la chiusura del 1810, abbia perdute tre tavole preziosissime per antichità e per valore artistico, portanti i nomi di Vittori® Carpaccio, Gentile Bellini e Marco Basaiti le quali ora si ammirano all'Accademia di Belle Arti, I dipinti di maggior conto, dei quali ora si fregia San Giobbe, portano i nomi di Bartolomeo Vivarim, Gentile e Giovanni Bellini, Girolamo Savoldo, Paris Bordone, Carlo Caliari della scuola del Veronese. Non vi mancano anche dipinti del deplorevole seicento, ma di questi è superfluo toccare.
San Zaccaria (Campo omonimo, presso la riva degli Schiavoni). — E uno dei più ragguardevoli monumenti della Venezia sacra ed iu linea d'arte sommamente interessante, perchè forma, nel suo tipo, un anello di transizione fra il gotico lombardo ed il rinascimento paro.
Si attribuiscono a questa chiesa origini antichissime, salienti al secolo VII e, con maggiure certezza, al IX. Nel secolo XI la chiesa esisteva e vi era annesso un convento di Benedettini, distrutti e l'una e l'altro nel terribile incendio del 1105.
L'edilizio attuale cominciò ad innalzarsi nel 1.556 e, secondo il Teinanza, per l'evidente analogia di linee che liavvi fra questo ed il contemporaneo edilizio della Scuola di San Marco, sembra un disegno di Martino Lombardo. Certo è però che, nel 1477, era proto o direttore della fabbrica un maestro Antonio Q. Martino. 1 lavori però, anche per mancanza di mezzi, andarono a rilento e solo nel 1515 l'edilizio poteva dirsi finito e, nel 1543, ne avvenne la solenne consacrazione per cura di Giovanni II vescovo di Salonicco.
La chiesa ed il convento di San Zaccaria furono in ogni tempo dei più famosi di Venezia e godevano di grandi immunità c privilegi, insieme a rendite cospicue. Per antichissima consuetudine, che si fa risalire al secolo VIII — e che ha relazione col tragico fatto dell'uccisione del doge Pietro Tradonico, avvenuta per opera della fazione dei Barbnlani, mentre usciva dall'avere fatta la visita annuale a questa chiesa — ogni anno, nella ricorrenza di Pasqua, il doge, seguito dai principali magistrati della Repubblica, faceva ni forma solenne visita a San Zaccaria, assistendo alle sacre funzioni.
Pili positivamente si assegna al dogado di Sebastiano Zumi (1172) il decreto che stabiliva annualmente