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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Venezia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografico-Editrice Torino, 1902, pagine 383

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Venezia
   G3
   questa visita pei- gratitudine di avere le monache donato parte dell'orto loro, necessario alla fabbrica del palazzo Ducale ed all' ampliamento della pubblica piazza. L'abbaitela Morosiui, lieta di vedere il doge processionalmcnle visitare la sua chiesa, gli oflrì il corno o corona ducale, che finn alla caduta della Repubblica servi alla incoronazione del doge. Era lutto d'oro ed ornato da ventiquattro grosse perle orientali in forma di pera. Nel davanti aveva un rubino di straordinaria grossezza e nel mezzo una croce formata da vciitotlo smeraldi, dei quali cinque di eccezionale grossezza; a spese della Repubblica vi fu aggiunto il grosso diamante ad otto faccio, che splendeva alla sommità del corno. Ogni anno, quando il doge compiva la visita rituale a San Zaccaria, mostrava, portato da paggi sopra un bacile d'oro, il prezioso oggetto a le monache.
   La chiesa di San Zaccaria è a tre navate, sorrette da dodici colonne; la navata maggiore misura in larghezza il doppio delle laterali, le quali, per contro, si prolungano fin dietro al coro. Tanto all'esterno che all'interno quest'edilìzio è degno della sua rinomanza,
   La facciata, tutta incrostata ili marmi di grande pregio, e in islile del Rinascimento, divisa in tre scomparii corrispondenti alla navata, ad ordini sovrapposti ili colonne, di nicchie, di trabeazioni, di finestre fino al superbo fastigio che la corona, il tutto coll'ele-ganza classica ed armonica delle creazioni del Rinasci-mento ifig. 31). .Mirabile la porta, il cui sopraornalo ricorre per tutto il prospetto, ornato da un fastigio semicircolare, nel quale poggia la statua del profeta titolare, dovuta ad Alessandro Vittoria. Stupenda, per l'effetto e per l'intreccio, la fusione si può dire dei motivi dell'arte gotica con quelli dell'arte rinascente nell'alzata esterna dell'abside: in esso un intreccio di arcate e di nicchie, mostrantisi in isfuggita, pel molteplice traforo delle doppie aperture contornanti l'abside stessa, dà all'occhio la più gradevole impressione.
   L'interno di San Zaccaria corrisponde, per bellezza e maestà, all'esterno. Fra le scolture che l'ornano sono da ricordare la slatua del Dullixla, nella pila del-l acqua lustrale, opera del Vittoria anzidetto, che volle essere qui sepolto e (Iella sua tomba diede il disegno: ed il monumento sepolcrale del senatore Marco Sa-nuto e del cavaliere ('•turamii ('.appello, ambasciatore per la Repubblica in Francia e morto nel 1559.
   Ma più che di sculture, San Zaccaria conserva in fatto di pitture opere d'ai te d importanza capitale e per il merito loro intrinseco e per il nome degli artisti da cui vennero. Dai priinordii della scuola veneta, cioè da quando questa cominciò ad affermarsi coi caratteri proprii, di colorito, di luminosità, di disegno, che la fanno si distinta dalle altre, vi sono opere dei due Vi-varini, di Giovanili ed Antonio da Mirano, ili Carpaccio e di Mansueto. Ma soprattutto fra questi emerge Giovanni [Sellini culla grandiosa tavola della Madonna coi santi, quadro di mirabile bellezza, vera affermazione della potenza innovatrice di quell'ingegno, tanto più meraviglioso (piando si pensi che (pici lavoro fu ter-
   minato nel 1505, avendo l'artista 75 anni passati! Questa tavola andò, nelle spogliazioni del 17S)7, a Parigi e ritornò con altri capolavori dopo il 1815,
   Del secolo d'oro della scuola veneta, il XVI, San Zaccaria possiede mirabili saggi di pittura, con quadri di Tiziano (l'Addolorala), di l'alma il Vecchio, di Jacopo Tintoretto, ili Paolo Veronese (ora all'Accademia di Belle Arti), di Farinaio, di Palina il Giovane, di Antonio Vassilachi, dell'Aliense, di Leandro da Gassano e del Vecchio da Ponte, pur bassanese. Fra i pittori del seicento elle lavorarono per San Zaccaria si riscontrano i nomi migliori, come il Permiani, il Bom-bicci, il Celesti, il Mulinali, il Balestra, il Calvelli,
   10 Zonca e l'eccellente fra questi, Giuseppe Porta detto
   11 Salvia/i.
   Nella chiesa di San Zaccaria sono offerle alla venerazione dei fedeli molte reliquie famose — di origine bisantina per lo più — tra le quali il preteso corpo del profeta titolare, donato da Leone V l'Armeno.
   San Giovanni in Bragora (Campo omonimo, presso la riva degli Schiavoni). — È una delle più antiche chiese di Venezia, e fa parte di quelle fondate nel secolo VII da San Magno, vescovo di Oderzo, scampato nelle isole della laguna dal furore dei Longobardi. Ne fece le spese la famiglia patrizia dei Ta-lonico. Fu ristaurata nel 1178, ina poi rifatta completamente sui disegni attuali, somigliante in tutto a quella già descritta del Carmine (pag. 83), nel 1475; e come questa, ad onta delle forme neogotiche, fondamentali, ha buoni accenni e tendenze al Rinascimento. Nell'interno è a tre navate, sorrette da belle colonne.
   Notevole, presso la porta maggiore all'interno, un bassorilievo dei priniordii del Rinascimento. Fra i dipinti che si mostrano in questa chiesa, ed assai pregevoli, ve ne hanno di Luigi, Antonio e Bartolomeo Vivariili, di Giovanni Bellini, di Lazzaro Sebastiani e di Giambattista Cima da Collegllano; fra i più antichi: di Paris Bordone, di Rocco Mariani (allievo di Tiziano), di Palma iuniore e di Leonardo Corona; fra i secentisti si distinguono Jacopo Moreschi, Francesco Maggiolo e Pietro Moro.
   Anche in questa chiesa vi ha dovizia dì reliquie, portate dall'Oriente, e perciò di autenticazione assai difficile.
   Sant'Andrea (Campo omonimo, alla foce del Canal Grande, presso la stazione marittima). — Fondata nel 1371) da quattro gentildonne veneziane allo scopo di istituire un ricovero per donne povere, sotto la Regola di Sant'Agostino, questa chiesa venne rifabbricata nel 1175 nella località attuale, nell'angolo della città detto allora Cao de Zirada, per il canale tortuoso che vi serpeggiava. Il Senato concorse alla erezione della nuova chiesa con un esborso di mille ducati. Fu più volte ristaurata edili ispecie nel secolo XVII enei XVIII, onde risente assai dell'influenza degli artisti barocchi che i ristauri diressero. Non vi sono opere di scoltura degne di riinarco, appunto perchè negli altari e negli ornamenti domina d barocchismo ; vi sono però alcuni dipinti della buona scuola, tra i quali: del Veronese,