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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Pavia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1896, pagine 302

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Si
   l'arte Seconda — Alla Italia
   (De Gcrtis Lanfinbardoriim, lib. v, e. 3) dove narra che allorquando il re Bertarido, cercalo a morte dall'emulo Grimoaldo nel 601, si trovava rinchiuso in un palazzo, un fido servo Ilmilfo pose un pagliericcio sulla testa del minacciato suo principe, e fingendolo uno schiavo ubbria-eone lo cacciò avanti a sè a bastonate, passando fra le guardie che motteggiavano il finto ubbriaco. x Trattolo cosi in salvo, dice Paolo Diacono, lo ricoverò nella basilica di San (Michele ».
   Dunque la basilica esisteva lino dalla metà del secolo VII, e quel che è più, la sua erezione non è da Paolo Diacono attribuita ad alcuno dei Longobardi, grandi edificatori di templi e di monasteri: la regina Teodolinda, il re Cuniperto, il re Lintprando ed il re Desiderio. Anzi, parlando specialmente delle chiese erette da Liutprando, Paolo Diacono cosi si esprime: « Questo gloriosissimo Liutprando costruì molte basiliche a onore di Cristo, nei singoli luoghi, ove soleva dimorare. Fondò il monastero del Beato Pietro, clic sta fuori delle mura della città li Pavia e vieri chiamato in Ciel d'Oro...» (DeGestis Lang., lib. v, c. 36). Quindi il San Michele di Pavia è anteriore non solo all'epoca di Liutprando ed al San Pietro in Ciel d'Oro, ma ben anche al regno di Bertarido (661-672) ed è logico supporre che in tal caso la sua erezione si accosti al secolo VI, il primo secolo cioè della dominazione longobarda nclF Italia supcriore. Ma allora, ascendendo di poco più di mezzo secolo, dal regno di Pertarido o Bertarido, come altri lo chiama — sotto il quale per la prima volta vien fatta menzione scritta dell'esistenza di questo tempio —, si giungerebbe al regno famoso di Teodolinda, di Autari, di Agilulfo, il regno del gran fervore religioso, dei Longobardi, che per le esortazioni del pontefice San Gregorio Magno e della loro Regina, lasciato l'originario arianesimo, abbracciarono in massa il catolicismo romano. Ma allora c'è a chiedere di nuovo, perchè inai Paolo Diacono, si accurato e minuto descrittore di tutti ì fasti, di tutte le opere compiute dalla piissima regina, di tutte le chiese, monasteri e palazzi da lei eretti, fatti erigere o riattare, 11011 fa cenno alcuno dell'opera insigne del San Michele di Pavia, mentre tanto si diffonde sul San Giovanni di Monza, che non acquista posto primario in arte se non dopo il rifacimento di Matteo da Campione nel secolo XIV? — Noi crediamo, per questa e per altre ragioni, che qui sarebbe eccessivo lo sviluppare, che il San Michele precsistessé alla venuta dei Longobardi in Italia, che forse coi Longobardi subì solo il cambiamento del nome ed il rifacimento della facciata; ma clic il tempio nella sua parte principale, nella sua interna struttura sia anteriore al periodo longobardico e possa risalire al secolo V e forse anche al IV.
   Chi entra in San Michele Maggiore di Pavia,
   la prima impressione provata e quella di rivedere Sant'Ambrogio di Milano alquanto rimpicciolito; ninna chiesa dell'antica architettura lombarda rassomiglia tanto al Sant'Ambrogio di Milano quanto il San Michele di Pavia. (ìli stessi principii architettonici — che vediamo poi alquanto variati nei templi dei quali è accertata la erezione nei periodi successivi, e specialmente nel periodo longobardo — presiedono nell'insieme delle due basiliche : le tre navate e la croce latina nella pianta, colla sua abside semicircolare; come in Sant'Ambrogio, così in San Michele, gli archetti superiori ad ogni campata, della loggia riservata alle donne, proprio secondo l'usanza dei primi tempi cristiani ; usanza che s'andò perdendo col passare del tempo, ma che doveva essere in vigore quando si costruirono le basiliche di Sant'Ambrogio in Milano e di San Michele in Pavia; poiché appunto la disposizione di quelle loggie è utilizzabile a tale uso, mentre nelle costruzioni di secoli posteriori, pur serbandosi gli archetti delle loggie, come motivo architettonico, queste ch'erano simulate non furono più praticamente utilizzabili, per la separazione dei sessi durante le funzioni, secondo era volulo dalle antiche costumanze della Chiesa. La cupola poi, oltagona, terminante in calotta del San Michele di Pavia, impostata sul quadrato degli interculoiinii dei bracci, ha l'identico sviluppo, sebbene in minori proporzioni, di quella del Sant'Ambrogio. Le colonne a fasci, come fu sempre caratteristica dell'arte lombarda, sono simili a quelle del Sant'Ambrogio; unica differenza è, che invece di posarecome queste direttamente sul pavimento, sono rialzate sopra un largo stilobate or circolare, or di forma quadrata. Rimarchevolissimi più ancora che non siano quelli del Sant'Ambrogio dì Milano sono i capitelli delle colonne del San Michele. Essi stanno, secondo noi, fra i migliori, e più ben conservati campioni della scultura nei secoli V e VI al massimo. C'è nella fattura di questi capitelli una finezza ingenua e simbolica, che va perdendosi nelle opere del secolo successivo. Rappresentano fatti biblici, caccio, animali, fogliami, meandri, chimere, lavorati con arte tutta speciale} l'attenzione degli archeologi e degli artisti non sarà mai richiamata abbastanza su queste scolture, nelle quali, meglio che in tante altre, si può ravvisare I'ulJimo anello di transizione tra la grande arte classica perdutasi, soffocala nelle sovrapposizioni barbariche e la futura arte del rinascimento cristiano. Noi, appoggiandoci anche alle induzioni del padre Capsoni, dotto illustratore dei monumenti pavesi, per chi non sempre sappia sceverar bene il leggendario, il fantastico, il soprannaturale da quello che è storico, accertato o che può esser vero e verosimile, persistiamo a credere che il San Michele di Pavia sia opera anteriore al periodo longobardo propriamente detto,.