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Parte Seconda — Alta Italia
Il territorio (li Confienza, copiosamente irrigato dai canali derivati dalla Sesia, è fra i più fertili; il riso, i cereali, il lino, i foraggi ne sono i maggiori prodotti: vi si coltivano pure i legumi, gli alberi da frutta, le ortaglie ed i gelsi. L'allevamento del bestiame costituisce il maggior cespite di ricchezza dopo le produzioni dirette del suolo. Importante vi è l'industria dei latticini, contandosi nel territorio dieci caseifici.
Cenno storico. — Dell'antichità rilevante di Confienza fanno fede, oltre che i documenti conservati nel locale Archivio del Connine, un diploma dell'imperatore Ottone IH, datato dall'anno 999, nel quale questo paese è citato col nome di Gonfluencia. 11 diploma, riportato anche dal Muratori negli Annali — quindi autenticato — fu emanato in Roma ed a favore della Chiesa di Vercelli clic aveva subite usurpazioni da Ardoino, figlio di Didone, marchese d'Ivrea, il quale tre anni appresso doveva chiudere la serie dei mediocvali re d'Italia: Confienza ed altre terre venivano con quell'atto, per volontà dell'imperatore, restituite al presule vercellese.
Ma più recenti ed utili ricordi desta il nome di Confienza al pensiero degli Italiani. Il 31 maggio 1S59, mentre il grosso dell'esercito degli alleati franco-sardi combatteva a Palestre la fortunata battaglia che doveva esser di prodromo felice alla decisiva vittoria (li Magenta ed al trionfo di Solferino e di San Martino, a Confienza la divisione piemontese sotto gli ordini del generale Manfredo Fanti rompeva con un vigoroso attacco gli Austriaci e li metteva m rotta. Il fatto parziale di Confienza fu giudicato importante al coronamento ed agli effetti della battaglia di Palestra, poiché il nemico battuto sopra tutta la linea, non potendo più, se non malamente, riorganizzarsi, dovette più che in fretta ritirarsi dalla Lomellina, cercando — invano — una linea di difesa sulla sponda sinistra del Ticino.
Coli, elett. Mortara — Dioc. Vercelli — P2 lucale, T. e Str. ferr. a Robliio.
Mcorvo (1103 ab.). — Si trova il territorio di questo Comune sul confine settentrionale del circondario di Mortara colla provincia di Novara, alla sinistra dell'Agogna. — Nicorvo (115 ni.), capoluogo del Comune, è villaggio di mediocre importanza, di bell'aspetto, quantunque interamente rurale. Nel fertilissimo e ben irrigato territorio predomina la coltivazione del riso, dei foraggi nelle praterie artificiali o marcite : vi prosperano però anche gli altri cereali e vi sono ricche piantagioni di gelsi. Cospicuo è l'allevamento del bestiame e ricca la conseguente produzione dei latticini.
Cenno storico. — Nel secolo NIV appariscono i conti di Nicorvo quale diramazione dei conti palatini di Lomello. Dal 1532, per volontà ili Francesco II Sforza, appartenne Nicorvo al contado (li Vigevano. Nel 1510 fu infeudato ai Carcano di Milano.
Coli, elett. Mortara — Dioc. Vigevano — P'-, T. e Str. ferr. locali.
Balestro (3067 ab.). — Il territorio di questo popoloso Comune si stende sulla riva sinistra della Sesia, attraversata quivi da un bel ponte a cui fanno capo le strade di Vercelli, di Novara e Mortara. — Palestre (121 in.) è una grossa borgata di 2500 abitanti circa, attraversata dalla strada interprovinciale l'avia-Mortara-Vercelli. Senza aver perduto totalmente il carattere campestre, cli'è proprio anche dei maggiori centri di questa regione, Palestre si può dire un paese in pieno progresso e quasi totalmente rimodernato. Ila case e palazzotti di signorile apparenza, una bella chiesa parrocchiale notevolissima, in fistile gotico del secolo XIV, di recente restaurata. Nel piazzale di fianco alla chiesa, ch'è il punto più bello del paese, sorge il monumento commemorativo della battaglia del 31 maggio 1859, eretto per conto della provincia (fig. 03). Rappresenta un soldato di fanteria piemontese nell'attitudine (F in guardia davanti al nemico. E in marino di Carrara ed il basamento è in granito.
Ma pure degno e pietoso ricordo della memorabile battaglia è l'Ossario (fig. 64), eretto su di un altipiano all'ingresso del paese per cura di un Comitato presieduto dal tenente generale conte Emanuele Chiabrera, valoroso superstite delle giornate del 30