Mandamenti e Comuni del Circondario di liotiliio
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suo. Quivi nell'apposita cripta a scompartì furono raccolte e composte le ossa dei caduti iu quella giornata, italiani, francesi ed austriaci, dissepolte dallo fosso comuni nel cimitero e sparse nella campagna.
Il territorio di Palestre è solcato da una fitta rete di canali che ne fecondano con copiose irrigazioni ogni parte del suolo : le risaie, le grandi praterie artificiali vi si alternano ai vasti campi di lino e di cereali, mentre i filari dei gelsi, dei pioppi e degli altri alberi d'altissimo fusto seguono le sponde dei canali e l'orlo delle strade. L'allevamento del bestiame e la produzione dei latticini e dei bozzoli sono le sole industrie elio in luogo vengono a sussidio dell'agricoltura.
Cenno storico. — L'antichità di Palestre rimonta a qualche secolo: sene hanno notizie nel periodo delle signorie. Nei secoli XI e XII appartenne ai conti di Lomello e di Langosco. Al principio del secolo XIV passò ai Beccaria, cui fu confermato nel 1355 da Carlo IV. Nel 1352 fu pure ascritto al contado di Vigevano. Balestro fu per molto tempo feudo dei conti Borromeo di Milano e signori di gran parte del lago Maggiore» Nel secolo XVII (1614) avendo gli Spagnuoli incendiato in una loro fazione il paese di Caresana nei suoi Stati del Vercellese, il duca Carlo Emanuele di Savoia, passata colle sue truppe la Sesia, per rappresaglia fece incendiare Palestre che proprio in tutto ciò — nella guerra tra Spagnuoli e Franco-Sardi — non ci aveva nessuna colpa. Ma così vogliono le cosidette ragioni della guerra e della politica.
Coli, elett. Mortara — Uioc. Vercelli — P3, T. e Str. ferr.
Battaglia di Palestro.
Nella storia della campagna del 1859 — campagna alla quale, è bene non scordarlo, l'Italia deve la sua indipendenza e la sua rapida ricostituzione a nazione — la battaglia di Palestre ha posto importantissimo, inquantochò segnò il primo dei tre fatti d'armi decisivi che determinarono le sorti della campagna, cambiando, si può dire, forma alle cose d'Italia.
Dacché il Governo di Torino aveva respinto Yultimatum dell'Austria, cioè dalla fine dell'aprile, le truppe dell'Austria, sotto il comando supremo del Giulay, avevano presa l'offensiva invadendo la Lomellina e l'Oltrepò e commettendovi, insieme alle più gravose contribuzioni imposte, ogni sorta di eccessi e di odiose violazioni del diritto delle genti. Mentre Giulay, Benedek, Urban e gli altri generali e marescialli austriaci perdevano il loro tempo ad estorcere denari e vettovaglie dalla Lomellina, dal Novarese e dall'Oltrepò ed a maltrattarne le popolazioni, da Genova, dal Moncenisio, dal Monginevra, arrivavano i promessi aiuti dalla Francia e l'esercito alleato sotto il comando supremo di Napoleone III, avanzava a grandi marcie per prendere l'offensiva sulla lìnea del Po e della Sesia. Già il Ticino era stato passato a Sesto Calende da Garibaldi colla legione dei volontari Cacciatori delle Alpi, e colle marcie vittoriose su Varese e Como iniziava la riscossa dell'alta Lombardia: già nell'Oltrepò a Montebello sulle colline tra Voghera e Casteggio un fortunato scontro di Francesi, spalleggiati validamente dalla cavalleria piemontese, aveva iniziate brillantemente le ostilità anche per parte delle truppe regolari; ma il grosso del nemico, il maggiore e più terribile nucleo delle sue forze, campeggiava sempre in Lomellina, minacciante di spingersi a momento propizio al di là della Sesia o del Po nel cuor del Piemonte e marciare su Torino. Questo prevedendo e volendo evitare lo stato maggiore generale degli alleati, la mattina del 29 maggio, Vittorio Emanuele, che aveva il suo quartiere generale a Prarolo, ricevette dall'imperatore quest'ordine esplicito: < Il 30 maggio l'armata del re si stabilirà davanti a Palestre >. Già precedenti ricognizioni fatte da Fanti e da Durando sulle sponde della Sesia ed il contatto avuto col nemico accertavano che in Palestro e nei paesi circostanti si addensavano le maggiori forze austriache, come ad aspettare od offrire battaglia ivi
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