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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Bergamo e Brescia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1898, pagine 540

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   3-2 Parte Seconda — Alta Italia
   il re ir tenevano e riconoscevano la chiesa del Beato Vincenzo martire sola per la matrice di tutte le chiese del Vescovado >> — E se tale era la chiesa di San Vincenzo alla line del secolo AII, è ovvio il supporre che essa prcesistesse da qualche secolo, 11 documento illustrato dal canonico Lupo, più che allr® ci pare inteso a risolvere una antichissima questione, insorta e durata per secoli, tra i canonici di San Vincenzo e quelli di Sant'Alessandro. Ognuno dei due collegi voleva devoluto alla propria chiesa l'onore di essere cattedrale e matrice delle altre; vi furono dispute, contese, conflitti, liti, pubblicazioni, talvolta vivacissime, che non cessarono se non quando i canonici di San \ incenzo riconobbero la maggiore antichità della basilica Alessandrina, ove custodivano le spoglie di S. Alessandro e d'altri martiri bergamaschi, lino a clic nel ,5C>2, per la costruzione delle mura, « con universale orrore » dice il buon Ronchetti, la vecchia basilica di Sant'Alessandro non fu demolita, restando la palma della vittoria alla Yinrensdaiiji,
   La più superficiale delle visite fa avvertito elle l'attuale edilizio della cattedrale ili Uniamo nulla ha a che fare coll'anlica primitiva chiesa, cagione di tante contese. Quella che esisteva già i:cl ti'.iO, ila due o tre secoli forse, subì varie trasformazioni : tra cui una nel secolo l.\ in seguito alla quale fu riconsacrata, intitolandola sempre al levita Vincenzo, dal vescovo Adalberto nell'anno 887. Più tarili l'antichissimo ed i fi zio venne rifatto dalle fonda ni citta, su disegno di \ntonio Averlino, detto il Filarete, celebre architetto toscano, lavorante in Milano al tempo e per commissione di Francesco I Sforza (U50) ed al quale Milano deve ancora la parte più antica dell'Ospedale Maggiore, e dovette la famosa torre del castello, crollata sul principio del secolo successivo per scoppio della sottostante polveriera.
   Distrutta poscia la vecchia chiesa di Sant'Alessandro e volendosi dal clero bergamasco dare a questa, che serbava ormai incontrastata ed ininterrotta la tradizione della chiesa patria, maggior magnificenza, fu chiamato l'architetto Carlo Fontana — di quella famiglia dei Fontana di Metitto, sul lago ili Lugano, che per più di nn secolo e mezzo, tra il 1550 ed il 1700, tenne in Ho ma il primato nelle opere architettoniche in quel torno compiutesi, ed egli pure eccellente architetto restauratore della basilica di San Clemente ed autore ili altre opere importanti - e gli fu coni -inesso di rimodernai'la sul gusto dell'epoca. Da allora (1080) lasciò l'antico nonio per essere dedicata a S. Alessandro, il patrono delta città.
   Altre riedificazioni subì in processo di tempo la cattedrale bergamasca : cosi ebbe nel 1850 aggiunta la cupola e, nel 1887 se ne cominciò b! facciata in -siile classico, cull'elegante pronao formato da un'arcata maggiore, coi rispondente alla porta principale, da due minori sormontate
   da eleganti cupolelte dipinte internamente dal bergamasco Camelli. Questa facciata è tutta rivestita in marmo bianco : l'adornano le statue dei Santi Nitrito e. Viatore, primi vescovi di Bergamo, secondo la leggenda. Sulla cupola sorge la statua di Sani Alessandro in veste di alfiere romano. Ne fu architetto l'ingegnere Bonicelli.
   L'inlcrno ha pianta di croce latina ed è ad una sola amplissima navata. Negli altari si notano buoni dipinti; tra questi citiamo: San Ue-peiletto, del lYcvitali (1529); Cristo in Croce, del Cavagna ; la Trinila, del Lupicola, calabrese, e una tela bellissima di G. B. Morone datata dal 1570.
   Le pitture della cupola — lanciata con belle proporzioni dall arehiletlo Crivelli — sono del bergamasco Coglioni e rappresentano la Trionfale Assunzione in Cielo dì Sani Ilessandro, Le medaglie della vòlta sono di Federico Ferrari e si notano per buon effetto di colorito e disegno corretto. L'ombracolo dell'aitar maggiore è un buon saggio di pittura secentista. Notevole saggio di stile e decorazione barocca è il grand'allare ai martiri Termo, liuxtico e Procolo, dovuto al Juvara; gli Ain/ioli del frontone sono dei celebri l'anioni di limetta: (urna m bronzo serbante le relìquie dei martiri venne fusa da Domenico Filiberto, su modello di Antonio Cu legali da broscia. 1 pulpiti sono falli con ni;:imi preziosi, alabastri, serpentini, verde antico e bassorilievi in bronzo, finamente lavorati da Antonio Arrighi di Ilenia, su modelli del tedesco Gaspare Hergher.
   L'aliar maggiore, insieme alla gradinala di accesso al presbiterio, d opera dell'architetto Filippo \ lessa miri e si distingue per ricchezza di marini, e le belle medaglie in bronzo, gettate dall'\rriglii dianzi citato. Il tabernacolo è ornato ili pietre dure di grande valore: lapislazzuli, diaspri, corniole, con piccole ligure del l'alpino. Il soprastante ciborio in bronzo dorato, con hit arsii ili marmo africano, fu eseguito nel 1558 da Cesare Targoni, veneziano ; gli Angeli in bronzo, ai lati, sono ili Antonio Fontana : vennero fusi od aggiunti nel 1700. Hello è pure il coro nella siti semplicità ; quivi dietro l'altare maggiore, chiusa in apposita custodia, mostrasi una squisita tavola quattrocentista, rappreseli tante la Madonna col FitjHo, opera che si ritiene, non senza grande fondamento, di pian Bellini uno dei granili capiscuola della pittura veneta.
   Annessa alla cattedrale, dalla quale vi si accede per un passaggio a sinistra entrando, è la gran diosa cappella del Crocefisso. Venne eretta nel 1806, con toh lieve dispendio, per la maggior parie sostenuto lini!arciprete Pietro busca, ili islile perfetto del lìinascimeiilo su disegui del-l'archilcllo Dalpuio di Bologna. È sopratullo ricca di marmi, di dorature, di stucchi, finamente condotti. Di bellissimo clletlo è la cupida