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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Bergamo e Brescia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1898, pagine 540

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Bergamo
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   agli interessali, ai danneggiati, ai compresi nella zona delle necessarie demolizioni di far sentire le loro obbiezioni, sporgere le loro proteste, le loro domande d'indennizzo. Siccome nella zona da fortificarsi cadeva anche l'antico Duomo ili Sant'Alessandro, il Pallavicino ordinò ne fossero asportate immediatamente le reliquie e tutte le cose sacre, ed il 14 dello stesso mese d'agoslo la vecchia chiesa crollò insieme alla famosa Ion e di Carlo III, minata dai guastatori, per far più presto, e nei giorni susseguenti, con profondo rammarico della popolazioneche laidi all'etti e tradizioni vi collcgava, caddero distrutti la chiesa di San Lorenzo, il convento di ScutloStefano, la torre di San Domenico, e molli allri edilizi an-lielii della città. Uguale sorle sarebbe toccata alla chiesa ed al convento di Sant'Agostino, se quei frali, dicesi, non fossero riescili a persuadere alliinienli il provveditore, il quale ordinò al Berlcndis, che quel trailo ili laviti i dirigeva, di modificarne il piano in guisa da includervi anche il minacciato convento.
   Il sistema adottato per quelle fortificazioni fu quello dei bastioni poligonali, invenzione allora recente degli ingegneri militari italiani e che aveva fatto fortuna in varie guerre, ut quella di Fiandra particolarmente: e questa furimi di fortificazioni durò efficace fino ai giorni nostri, nei quali si vide pressoché inutilizzata dai progressi della balistica e di tutto ciò che si riferisce alla artiglieria, fi circuito staitilito dal piano generale del Pallavicino misurava 2944 passi veneti, pari a 5114 metri ili misura nostra. Su questo circuito nel solo agoslo 1561 furono demolite 213 case, oltre i conventi, le chiese e la torre già detta. Nei lavori vennero impiegati circa 4000 operai al giorno : quest'opera costò certamente una somma ingente alla Serenissima, somma clic sarebbe slata maggiore assai se avesse dovuto pagare gli indennizzi dei danni e delle espropriazioni : cosa clic, passando sopra alle promesse, non fu mai fatta.
   Sul finire del secolo XVI l'opera grandiosa, quanto inutile, fu terminata: e le mura di Bergamo mostrarono ai nemici della Serenissima sedici baslioni con quattro porle principali, quindici sortite e numerosi cavalieri, selle dei quali in difesa ilei baluardi medesimi. Delle porle, che s'aprivano nelle, mura venete per ilare adito alla città, quella ili maggior considerazione, fu appunto la porla Sant'Agostino, nei pressi ilei bastione, su cui davanti ad un largo piazzale, sorgono la chiesa e l'ex-convento (ora caserma) omonimi. Onesta porta è di buone linee arcliiletionicbe, d'ordine toscano, con tendenza al barocco. Nello sfondo, addossato al colle, fu nel 1575 abbellita di una fontana in marmo bianco, con una lapide recante i nomi dei podestà ili Bergamo, per la Repubblica di San Marco La soglia ili questa porla misura metri 301.81, sull'alta marea del-
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   l'Adriatico. Alla porla Sant'Agostino fanno capo la via Pignolo, la via Masone ed il viale Vittorio Emanuele; le maggiori arterie, cioè, che dalla citlà bassa conducono all'alta.
   Di minori proporzioni della porla Sant'Agostino è la porla San Giacomo, sulla fronte meridionale del bastione, ricca d'ornati e di buonissimo disegno, dovulo allo Scamozzi La porla Sant'Alessandro è ali estremità più alta della città, verso le colline ed il borgo Canale. Ullima è la porta San Lorenzo, a tramontana.
   Questi baslioni e queste mura, di poderosa fattura se non hanno mai servito alla difesa della citlà, servono ora di orna meri lo e di complemento alla Bergamo alla, trasformali come sono in una magnifica passeggiata alberala a doppia fila ili platani e di ippocastani. Da ogni parte presentano sorprendenti, mirabili colpi di vista sulla pianura sottostante e sulle vicine colline, specialmente dal bastione del Colle aperto, nella parte alta, e da quello ili San Giacomo. Il trailo delle mura meridionali corrente tra porla Sant'Ago-slino e porla San Giacomo, è detto Viale delle Genio pituite, perché tanti sono i poderosi alberi che in doppio filare lo ombreggiano. Sedili in marmo disposti ad intervalli rendono più comoda e frequentala la bella passeggiala, da cui si domina il un solo sguardo tutta la parte piana della citlà.
   La lìncea. — Si trova a capo della via omonima, nella citlà alla. La tradizione, consente che quivi fosse il nucleo difensivo, \'Arx primitiva, l'antico oiTino dei Romani. Anche nei bassi tempi dovette essere munita di torri e di Itasiide.
   Nella prima metà del secolo XIV, quando Gio-¦ vanni re ili Boemia e ili Polonia, sperando di prolìllare delle divisioni degli Ilaliani per farsene signore, venne, con molte promesse, ma con pochi danari fra noi, occupata Bergamo (1371) fece fabbricare quanto forma ancora il maggior nucleo della Bocca atlu.ile: però dopo poco più di un anno, sellitene iBergamaschi«spontaneamente-», , dicono gli storici, lo avessero riconosciuto per signore, Svendo dovuto rinunziare alle sue mire ambiziose e ripassare i emuli rilornando scornato dontl'era venuto, la Rocca non ebbe mai un vero compimento. Fu occupala dai presidi vendi ch'erano a guardia della città; ma, nel 1512, durante le vicende che funestarono in quel triste periodo tutta l'Italia superiore, lo scoppio della polveriera, avvenuto, dicesi, per opera ilei Francesi che monientaneanienle l'occupavano, ue danneggiò gramlemenle gli edilizi e distrusse in parte il torrione: due mesi dopo, un fulmine callido nella restante parie e penetrato nella custodia delle polveri, determinò la completa rovina della terre. Il Governo veneto ripristinalo in seguito nei suoi diritti su Bergamo, non si diede mai granile premura pei restauri necessari alla Bocca di Bergamo : ed anzi, sullo scorcio del