Bergamo
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verme, risolto pochi anni or sono, mediante, la costruzione di un acquedotto comunale, inaugurato il 5 novembre 1802. L'acqua è presa dalla copiosa sorgente di Bondo Petello a circa 14 chilometri a nord-est di Bergamo, e per tubi sotterranei incanalata è condotta e raccolta nel grande serbatoio dell'acquedotto comunale, sorgente sul bastione presso la porta Sant'Agostino: da quivi l'acqua viene distribuita nella parte media e nella bassa, mediante i sistemi e le. condutture normali, bastando la pressione, naturale propria per spingerla lino all'ultimo piano degli edilizi della città bassa. Dal grande serbatoio, macchine apposite, mosse dal vapore spingono con alta pressione l'acqua ai due serbatoi ivi situati, l'uno di metri cubi 400, l'altro di metti cubi 000. Un terzo serbatoio è situato sul monte detto di San Giovanni in Arena nel cortile, del Seminario vescovile. Sono circa 20,000 litri d'acqua chequesti serbatoi il più alto dei quali è a 370 metri dal livello del mare — ricevono ad ogni ora, e che per opportune, condutture distribuiscono alle fontane pubbliche, stabilimenti e case nel rimanente della città.
Dalla costruzione di questi acquedotti rispondenti ad uno dei bisogni più vivamente, sentili dalla popolazione, l'igiene pubblica, in Bergamo alta particolarmente, ne ha assai vantaggiato.
Torre del fìouibito. -Nella via omonima della città alla. Questa torre, quadrata e massiccia, in
pietra viva, sorgeva sul quadrivio nel quale anticamente si tenevano feste agrarie, dette compi-talia. Ita queste gli etimologlii traggono il nome della torre e della contigua via. Se ne ignora la data della erezione, ma è constatato che nel 1100 già esisteva e fu proprietà dei Zoppi, e passando d'una in altra famiglia, giunse in tempi più prossimi ai nostri a diventare proprietà del Comune-Anni sono, minacciando per la vetustà e le incurie precedenti di sgretolarsi alla sommità, fu, per deliberazione del Consiglio comunale e per consenso della Commissione, dei monumenti, abbassata di 12 metri, cosicché attualmente ne misura 0-1. È attorniata da case che contano fra le più vecchie costruzioni della città.
Calmieri. — Bergamo possiede, tre cimiteri, uno pei cattolici e gli altri per gli evangelici ed acattolici in genere. Sono contigui l'uno agli altri, separati solo da un muro di cinta. Il cimitero dei cattolici è naturalmente il più vasto e, contiene non pochi monunie.nli sepolcrali di pregio artistico e di grande ricchezza. Il cimitero degli evangelici ed acattolici all'incontro si distingue per un bel folto di cipressi e, d'altri eoniferi che tolto lo copre, e fra cui sorgono, osservando meglio, i bianchi monumenti e le cappelle funerarie. I cimiteri trovansi a mezzodì della città piana, non lungi dall'officina elei gas.
Ora si sta studiando la creazione d'un cimitero nuovo ed unico.
A rendere Bergamo una bella, attraente, interessante città, oltre il rilevante numero di edifizi sacri e profani d'uso pubblico già descritti, havvi pure un non piccolo numero di edilizi privati, palazzi e case signorili, non privi di memorie storiche uè di pregi artistici.
Citiamo innanzi tutto la casa Baldini in via. del Pignolo (n. 70), che fu l'antica casa dei Tasso, serbante nella sua facciata e nel cortile interno ancora l'impronta delle buone costruzioni del Rinascimento. Quivi stette per circa un anno, dodicenne, Torquato, quando suo padre, seguendo la sfortuna del Sanseverino, il principe di Salerno che lo proteggeva e teneva alla sua Corte di Sorrento, rientrò in patria per allogarsi poi presso i Gonzaga di Mantova. Più tardi, quando reclamato dalla città di Bergamo, Torquato usci dal convento di Sant'Anna, ove come pazzo lo aveva fatto rinchiudere il duca di Ferrara, ritornò alla casa avita e vi dimorò alcun tempo, sperando ritrovarvi la salute del corpo e la tranquillità dello spirito. Ma fu per poco, poiché insanabile l'uno, tempestato dal dubbio, dalle amarezze, dallo sconforto l'altro, insoffribile quasi di quiete, il poeta riprese la sua vita randagia di qua e là per l'Italia ed all'estero, in Francia, passando di corte in corte, vita che umiliato ed affranto lo condusse a morire nel convento di Sant'Onofrio in Roma, alla vigilia della solenne rivendicazione del suo genio.
Un'altra casa, che nella. Bergamo alta suscita nell'animo pietosi ricordi, è il palazzo Bazoni-Scotti (fig. 19), in via Ponizetti, ove morì di paralisi progressiva ed esaurimento cerebrale Gaetano Donizetti, il cigno che con Rossini e Bellini, nella prima metà del nostro secolo, aveva tenuto alto ed acclamato nel mondo il primato musicale italiano. Da più d'un anno sofferente, Donizetti erasi ritirato in patria a riposare ed a cercare ristoro nella salubre aura nativa. Ma la fibra sua, scossa da? troppe emozioni, logora da un