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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Bergamo e Brescia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1898, pagine 540

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Bergamo
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   dalla catena centrale delle Alpi e dalla Valtellina facevano o tentavano frequenti scorrerie nella pianura lombarda, salì ben presto agli onori di Municipio privilegiato ed ebbe, colle altre maggiori città d'Italia, la cittadinanza romana: il massimo diritto politico cui allora i popoli potessero aspirare. Bergamo ebbe perciò i Quatuoi uni viri, gli Ordini decurionali ed augustali; aveva il Campidoglio e l'Oppitio] che sorgevano ove ora è la rocca; ebbe tempii a Giove, a Vesta, a Marte ed are votive alle maggiori divinità pagane, come lo attestano le numerose lapidi trovate nel sottosuolo ed i frammenti che si conservano nell'Ateneo. Il periodo romano, come del rimanente per tutta Italia e per la Lombardia particolarmente, fu per Bergamo un periodo di prosperosa fortuna. I guai cominciarono a venire colla decadenza dell'Impero e col succedersi delle invasioni barbariche. Nell'agosto dell'anno 400 di €., imperando in Oriente Onorio, uomo assai debole ed inetto, Alarico re dei Goti, che insieme a Radagasio aveva invaso e portato lo sterminio in una parte dell Impero d'Oriente., scese in Italia per la valle di Trento e di Verona avviandosi su Milano, ove tenevasi mal sicuro e tremante l'imperatore, al quale voleva dare battaglia ed imporre 1111 tributo. Nella sua corsa feroce Alarico affrontava e distruggeva quante città e borgate cospicue gli si affacciavano davanti, anche se volontarie — a scanso di mali maggiori — gli spalancavano le porte. San Gerolamo nelle sue epistole e Procopio, dipingono con vivi colori le furie di Alarico e dei suoi Goti contro gli Italiani e le loro città. « Niuno ostacolo — scrive Procopio — trovando questi barbari, coi fatti si davano a divedere fra 1 più crudeli fra tutti gli uomini, così terribilmente rovinavano le più grandi città, che fuori di qualche torre o porta o altra simile reliquia niun altro vestigio a' miei giorni (VI secolo) rimase di molte di esse, specialmente di là dall'Adriatico. Essi uccidevano chiunque loro si affacciasse, i vecchi non meno che i giovani, non perdonando uè a donne, nè a fanciulli. Quindi provenne quella, che più di frequente si scorge in Italia, scarsezza di abitatori f,
   Bergamo non scampò alla furia di Alarico : ed il Ronchetti, nella accurata sua storia della città dal secolo V al 1428, anno in cui essa si diede spontaneamente alla Repubblica di Venezia, attribuisce alla immane distruzione perpetrata da Alarico e dai suoi, il fatto di non essere rimasta in Bergamo alcuna traccia dei nobili edilizi che è fama la città possedesse nel miglior tempo di Roma, sebbene la più memorabile rovina patita da Bergamo sia quella avvenuta per opera di Arnolfo di Carinzia, in lotta con Berengario I re d'Italia.
   Secondo lo stesso storico fu maggiore il danno portato a Bergamo dai Goti di Alarico che non quello recatovi dagli Unni di Attila, venuti più tardi. Dall'eccidio di Alarico sembra rimanesse intatta — per quella specie di superstizioso teirore che al re barbaro fece rispettare molte chiese — la basilica Alessandrina, edifìzio — dicono gli storici locali — di rara magnificenza, eretto sullo stile del San Clemente di Roma ma che sgraziatamente, per la furia del Pallavicino, preposto dal Senato veneto all'erezione delle mura, andò improvvisamente e senza riguardo alcuno per la sua vetustà e pregio artistico distrutto dalle mine spiananti il terreno ai futuri bastioni.
   Stilicone, il capitano barbaro romanizzato, vincitore di Alarico a l'ollenzo, fece riparare in quanto possibile la città danneggiata, saccheggiata e distrutta dal re dei Goti; ma, ucciso Stilicone per il geloso timore di Onorio, eccitato forse da una di quelle congiure di palazzo che sono sì frequenti e caratteristiche nel periodo della precipitosa decadenza romana, l'Impero trovandosi senza difensori, Alarico ridiscese in Italia pelle valli del Friuli, attraversò la Venezia e la Lombardia, toccando il territorio di Bergamo senza danneggiarne la città, che già abbastanza l'aveva rovinata nella precedente incursione, e si diresse rapido su Roma, nella quale fu, dopo Brenne, il primo straniero, alla distanza di più che otto secoli, che vi ponesse piede come vincitore e non aggiogato al carro dei trionfatori Quiriti.
   178 — liii Patria, voi. II.