Cremona
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ebbero la cittadinanza di Cremona; ma, sapendosi come da due secoli, quasi, corporazioni di Coinaeini lavorassero intorno al Duomo, e coinè allora, ed a urbe per parecchio tempo dopo, le corporazioni si tramandassero gelosamente di generazione in generazione le arti, i metodi ed i privilegi loro, 11011 è fuori di proposilo, anche prendendo a base i loro nomi, il supporre, tanto il Erogeno die il Cainperio, discendenti dai Comaeini trapiantatisi in Cremona per la fabbrica del Duomo e degli altri edilizi che adornano la piazza del Comune : il clic nulla toglie né al lustro di Cremona, né a quello della patria connine, mentre può reintegrare nel proprio diritto i'arte dei Comaeini
cioè « 1274 : Maestro Jacopo Porrata da Como fece questa ruota ». — La parola ruota, come ben avverte ilMerzario, nell'uso comune d'allora in Lombardia, in Toscana ed altrove, significava rosa o rosone.
11 Cicognara, il Ricci ed altri vollero correggere in psMmn la parola rosone, ingannali dal trovarsi ora quella epigrafe sopra la porta an-
2. — Cremona (Duomo): Porta principale (ila fotografìa Emiliana).
zichè sotto il rosone, e dalla oscurili dei rozzi e corrosi caratteri ma il Grasselli dissipò l'errore riportando la dichiarazione del Yairaui, il quale, prima del trasloco dell'epigrafe, nel trascrivere questa disse che stava sulla rotondila del line-strone gothieo in orbe jìnestrae. La rivendicazione dell'opera al suo autore, osserva il orza rio, dà al Porrata un gran inerito, imperocché il suo rosone è anteriore di mi anno e superiore in bellezza a tinello che nel 1275 Jacopo il Tedesco, padre di Arnolfo, poneva sulla fronte del Duomo di Arezzo.
Al Porrata sono attribuite inoltre le quattro statue dei Profeti ai lati della porta maggiore: statue un po' rudi, ina abbastanza espressive, e le vaghissime colonne e colonnini a fregi rientranti che s'innalzano e si piegano sull'architrave
La parte più rimarchevole del Duomo di Cremona è la parte anteriore o piò di croce, colla facciata condotta a termine sullo scorcio del secoloXV dal carrarese Alberto Severo. Questa facciata, tutta rivestita in marmo, liberata dagli edilizi che assai inopportunamente vi erano stati addossati nel secolo XVI e nel secolo barocco, oggi si mostra bella e solenne, nella eleganza delle sue linee primitive che maggiormente risalterebbero se si avesse il coraggio di togliere i due orecchioni barocchi, coi quali si volle fiancheggiare il frontone centrale (fig. 1).
Elementi decoratiu principali della facciata di questo tempio, e che ne denotano la indubbia derivazione dall'arte comaciua sono, la doppia galleria ad archetti, propria di tutti gli edifizi comacini soprain- In-
dicati dell'eguale periodo, e da cui trassero profitto gli artisti che condussero a compimento la facciata stessa; il rosone, d portale (fig. 2), le torrette od acroterii laterali che. ricordano nella loro struttura quelli delle altre cattedrali di accertata costruzione di Maestri Co-niensi, più sopra citati. Queste decorazioni sono in gran parte di artisti comacini. Al rosone della facciata lavorò un Comacino, l'unico dei quali, nel secolo XIII, si abbia il nome. Sopra all'architrave semplice e liscia, sull'ingresso della porta maggiore, si veggono ancora è si leggono incise in marmo in caratteri semigotici o longobardici, le seguenti parole: mcclxxiiii
MAOISTI,li ,1A-COBUS PÓRRÀ TA DE CUMIS FE-C.1T HANC ROTAM