Stai consultando: 'La Patria. Geografia dell'Italia Provincie di Cremona e Mantova', Gustavo Strafforello

   

Pagina (29/305)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (29/305)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Cremona e Mantova
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1899, pagine 296

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Home Page]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   Cremona
   21
   Fig. 3. — Cremona (Duomo): Sarcofago nella cripta (da fotografia Emiliana).
   Non solo il Duomo di Cremona è un insigne, importantissimo monumento nazionale per ciò che si riflette all'architettura, alla scoltura ed alla storia di queste arti sorelle nel medioevo e nel rinascimento, ma ha eziandio valore inestimabile per le pitture che ne coprono tutte le pareti e che in massima parte si ponilo dire una gloriosa manifestazione dell'arte locale, di quella scuola cremonese, che nel secolo XVI principalmente si manifestò, con caratteri tipici e propri!, nella rigogliosa efflorescenza dell'arte lombarda.
   Si cominciò a decorare di pitture le pareti del Duomo di Cremona, secondo attesta il can. Bartolomeo De Soresina Vidoni nel pregevole suo libro La Pittura Cremonese nel 1345, quando appena si era finito di murare le navate laterali. Fu affidata l'opera al cremonese Polidoro Casella, — che al dire dello Zaist fioriva nel 1345 —• il quale condusse a termine alcuni lavori nella maniera giottesca, nelle piccole navate laterali. Tali dipinti sono in parte ancora ben conservati. « Si custodiscono, (lice il Picenardi, con gelosia tali pitture: belle o brutte che sieuo, fanno epoca e giovano assai alla storia dell'arte ». 11 Lanzi parlando di quelle storie sacre dipinte dal Casella, dice: « Nulla è quivi che rammenti i greci musaici: tutto è italico, tutto è nuovo, tutto ò patrio ».
   Ma se le pitture del Casella, rappresentanti Fatti della Storia Sacra che si veggono ancora nelle navate laterali, hanno nell'ordine cronolo-
   gico la precedenza, ed hanno per gli sttidii comparativi grande interesse nella storia dell'arte e del suo sviluppo rapido, progressivo nel sec. XIV, l'attenzione del visitatore, meno preoccupato del processo evolutivo dell'arte e più sensibile agli effetti immediati, è subito attratta dalle magnifiche pitture che adornano le pareti della facciata interna, della navata maggiore, dell'abside e degli altari : nelle quali rifulge essenzialmente l'arte poderosa e viva del grande Cinquecento italiano.
   Entrando nel Duomo di Cremona dalla porta maggiore, il dipinto che immediatamente colpisce il visitatore è la colossale figura Ac\ Redentore, nel semi-contorno della grande abside: primo lavoro eseguito dal Boccaccino nel tempio e datato dal 1500. 11 Redentore è atteggiato nel momento di benedire gli astanti ed è fiancheggiato dalle figure dei santi Imerio, Omobono, Marcellino e Pietro. La figura del Redentore, ricordante nell'espressione quella meravigliosa in mosaico del Duomo di Cefalù, dovuta ai monaci del monte Athos, misura in altezza circa 6 metri e le proporzioni sono dall'artista mirabilmente conservate: se non fosse per l'angolosità di qualche particolare, potrebbesi dire opera perfetta, di carattere michelangiolesco. Questo dipinto, che l'Appiani non si stancava mai dall'ammirare e lodare, va annoverato fra le migliori cose del genere.
   Sulla parete interna della facciata, nella navata maggiore, a far riscontro alla grandiosa figura