34
Parte Seconda — Alta Italia.
non fosse in parte guasto da alcune figure negli abbigliamenti spagnuoli del tempo, ritratti, secondo il solito, de' fabbricieri committenti. Gli ornati delle pilastrate e dei finestroni sono dello stesso Campi, che non fu uno degli ultimi di questa famiglia di espertissimi coloristi onde Cremona va superba. Tra il presbiterio ed il coro si ammirano sulle pareti quattro medaglie, due per ciascun lato, rappresentanti i fatti evangelici della Tradizione delle chiavi di San Pietro, della Ascensione di Gesù, della Incredulità di San Tommaso e della Benedizione dei fanciulli. Sono opere moderne dovute al celebre Giuseppe Diotti di Casal maggi ore, emulo fortissimo nel fi escare, dell'Appiani, die le compì dal 1831 al 1831. Tali medaglie vennero considerate dagli intenditori fra le cose migliori di questo rinomato artista.
11 coro venne lavorato con molto buon gusto di tarsie e di intagli dal cremonese Gian Marco Platina nel 1-1811, siccome leggcsi nella targhetta incisa nei primi due stalli del coro medesimo. L'aliare maggiore, isolatamente situalo nell'emiciclo, racchiude in un'urna collocata in alto i corpi dei martiri .Marcellino e Pietro, quivi trasportati nel 101-i dalla chiesa di San Tommaso. L'urna 6 scolpita dal Malojo e le altre scolture ed ornati che la completano si debbouu al cremonese Sacca : venne ricostruito iu più maestose proporzioni dal 1729 al 173-2.
Onesta, la suppellettile artistica, se l'espressione è concessa, della navata principale o più di croce del Duomo di Cremona, che é senza dubbio da mettere in prima linea fra i monumenti d'arte posseduti dalla Lombardia; le due navate, trasversali o braccia della croce, sebbene non possano per eleganza architettonica, ricchezza e valore di dipinti competere colla prima, sono tuttavia degne di starle allato, contenendo all'rcsrlii pregevoli dei Campi, del Malosso, di Cervasio Galli, nipote e discepolo del Sojaro, dei Procaccini e di altri famosi pittori cremonesi o lombardi del secolo XVI e XVII. Di Giulio Campi è, nel braccio meridionale, il grandissimo quadro — che già serviva da copertura all'organo — rappresentanle in un sol blocco, singolarmente concatenati, i fatti della Storia di Ester e Mardocheo. La composizione faragginosa. gli atteggiamenti delle ligure, il disegno, il colorito, sentono l'influenza dell'incipiente secolo barocco. Nel braccio settentrionale, meno ricco di pitture, havvi il grandioso mausoleo in marmi diversi, creilo alla memoria del cardinale vescovo Francesco Sfondrali, e lavorato da Giambattista Camhrio dello il Bombarda, sopra disegno dell'architetto Francesco Dottoro, dello il Pizzafoco. Quest'opera, in buono siile, adorna di pregevoli scolture, fu compiuta nel 1550.
Gli altari, adorni nel maggior numero di pregevolissimi dipinti, completano, anche per la
parte architettonica e decorativa, questo vero Pantheon dell'arte cremonese, che può dirsi il Duomo. Vi sono quadri del Pordenone, di Luca Cottafavi, di Antonio e Giulio Campì, di Giambattista Trotti detto il Molosso, di Bernardino Galli dello il Sojaro, di Angelo Borroni, del Cat-tadori, di Bonifacio, di Francesco Bembo, ecc.; scolture ed intagli del Berlesi, del De Mazo, dell'Amici, dell'Arrighi e d'altri che provano tutti quale bella e rigogliosa fioritura d'artisti di ogni specie abbia posseduto Cremona dalla prima metà del secolo XVI alla mela del secolo XVIII.
Oltre di quelle già ricordate di Folchino degli Schieri e del vescovo Sfondrali, si conservano nel Duomo di Cremona le tombe di Oliando Pa-lavicino mollo nel 13-19, di Guglielmo Palavicino morto nel 1300, di Giambattista Speciaui morto nel 1307, del marchese Pietro Compari., oriundo della Carfagnana, cardinale e vescovo di Cremona, di Lantelmino Benzoli!, valente giureconsulto, di Vandino degli Schicci, segretario della Repubblica di Ragusa ; le lapidi della famiglia Ala-lesta o Manesta trasportatevi dalla chiesa soppressa dei Minori conventuali, illustrate dal Vajrani, ecc.
Nella sagrestia di questo insigne tempio, fornita di magnifici slipi in legno intaglialo, si conservano reliquie ed oggetti preziosi ; fra questi vanno ricordali il calice d'oro, regalalo alla cal-ledrale di Cremona da San Carlo Borromeo allorché nel 1575 visitò tulle le chiese, delle diocesi snlfragauee all'archidioeesi di Milano, e la croce d'argento che si espone sull'altare maggiore nelle grandi solennità. F questa tutta in argento massiccio, alla circa 2 metri, linamente lavorata a sbalzo ed a cesello (fig. 0). Ne furono artefici gli orafi milanesi Ambrogio del Pozzo e Agostino Sacchi, i quali vi lavorarono dal 1-170 al 1178, ricevendone in pagamento 15,000 lire milanesi. A questa croce nel 1735 venne aggiunto un piedestallo ornalo con ligure e simboli, incrostato di lapislazzuli, ad opera dell'orafo cremonese Giu-seppe Berselli. Il Duolno di Cremona possiede inoltre pregevoli arazzi, rappresentanti Fatti della vita di Sansone, su cartoni di Rubens, acquistati in Bruxelles negli anni 108-1- e 1085 e costarono complessivamente, senza le spese di trasporlo, lire 19,019. Di questi arazzi si rivestono le grosse colonne del tempio nelle grandi solennità. Pregevoli sono pure per le finissime miniature, gli antifonari e libri corali in pergamena posseduti dal capitolo cremonese.
Giustamente il popolo di Cremona guarda alla sua cattedrale con grande orgoglio: essa è il monumento più completo e grandioso clic, colla gloria dell'arie, parli, fra i secoli, della fede, della forza, del genio nel loro libero Comune.
I.a Torre \l,ij,i,ioiT. — In quella monumentale piazza del Conniiie, che è il centro vicinale della città, sulla stessa linea della facciala del Duomo,